
Asciutto o bagnato? Entrambi. Possibile? Si. Dipende dal periodo.
I turisti accorrono in massa al Mar Mediterraneo per le sue spiagge e le sue scintillanti acque blu-verdi dove immergersi per un bagno ma circa 6 milioni di anni fa queste non erano così ospitali: l'intero bacino perse la sua connessione con l'Oceano Atlantico e si prosciugò, lasciando dietro di sé uno strato di sale spesso un chilometro. La biodiversità originale del mare fu decimata.
"La vita marina dopo quella crisi non è mai stata la stessa", afferma Konstantina Agiadi, geologa dell'Università di Vienna che, con un gruppo di colleghi, ha curato una ricerca - pubblicata sulla rivista scientifica "Science Advances" - tracciando le estinzioni e il successivo recupero, con una analisi completa della maggior parte dei fossili mediterranei provenienti sia dai registri geologici sia da quelli biologici e con una valutazione dei tassi di estinzione e del luogo dove si è originato il ripopolamento, consentendo una valutazione precisa della biodiversità prima, durante e dopo la crisi.
I geologi che perforarono il fondale del Mediterraneo negli anni settanta scoprirono per la prima volta lo strato di salino, noto come "gigante di sale", e conclusero che si era formato circa 6 milioni di anni fa, quando gli spostamenti continentali avevano gradualmente reciso l'unica importante connessione del Mediterraneo con l'Atlantico: lo Stretto di Gibilterra.
I ricercatori hanno valutato l'impatto dell'episodio sulla biodiversità globale il che fornisce nuove prove su come tali crisi potrebbero aver influenzato la vita.
I dati hanno fornito un quadro fosco: nel corso di 600mila anni, l'acqua evaporò, depositando gesso e sale. Nel bacino isolato rimasero soltanto pochi stagni salmastri isolati. Il mare - che era pullulante di vita, tra cui estese barriere coralline e pesci di acqua calda - divenne pressoché inabitabile.
Con la diminuzione dello scambio idrico con l'Atlantico e l'aumento della salinità, la biodiversità iniziò a calare. Le barriere coralline scomparvero, per non tornare mai più. Delle quasi 800 specie un tempo presenti nel Mediterraneo soltanto 86 sono sopravvissute, tra cui alcune sardine e sireni, mammiferi marini erbivori (per esempio i trichechi). Poi, a causa di ulteriori spostamenti tettonici, la connessione fra le due aree fu ripristinata e le acque dell'Atlantico iniziarono a riversarsi sul Mediterraneo portando quasi 2700 specie che ripopolarono il mare. Alcune erano pesci di ritorno, che emigrarono quando il Mediterraneo si era prosciugato. Più numerosi furono i nuovi arrivati, tra cui grandi squali bianchi, delfini e diverse specie di pesci e plancton. Nel complesso, il recupero della diversità non è stato guidato dalla sopravvivenza nel bacino delle specie preesistenti ma da quelle che successivamente entrarono nel Mediterraneo.
La crisi di questo mare è un caso di studio, un importante esperimento naturale per capire come avviene l'estinzione, il recupero e la riorganizzazione della biodiversità dopo una delle maggiori crisi ambientali che ha coinvolto il nostro Pianeta.
I cambiamenti climatici ci sono sempre stati, opportuno e necessario è non accelerarli. E' questo che si chiede con la limitazione delle emissione dei gas serra nell'ambiente.
(Articolo pubblicato sul quotidiano LaRagione dell'8 Ottobre 2024)
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