Secondo il centro Promotor gli italiani nel 2024 hanno speso 69,8 miliardi per acquistare benzina e gasolio, un calo dell’1,4% rispetto al 2023. I consumi sono aumentati del 2,2% perché il prezzo medio del carburante è calato.
Abbiamo la stessa percentuale (1,4), ma in crescita, per quanto versiamo nelle casse dello Stato per le accise e l’Iva, con quest’ultima che si calcola non solo sul prezzo (produzione e distribuzione) ma anche sull'accisa.
Il 56% di quanto paghiamo alla pompa, quindi, finisce in imposte.
Da quando c’è l’euro (2002) i consumi di benzina sono calati del 45,8%, mentre la spesa è calata solo del 5,7%. Sul lato gasolio, i consumi sono aumentati del 10,5%, mentre la spesa è cresciuta del 121,9%.
Ci viene il presentimento che, con imposte del genere, sempre in crescita, e su un prodotto fondamentale che condiziona tutta l’economia, c’è poco da stupirsi se la produzione industriale sia in calo permanente in questi ultimi due anni con un -3.5% nel 2024.
A conferma, anche che i dati inflattivi reali, siccome risentono molto del calo dei prezzi energetici a livello europeo… calo nei confronti del quale le politiche nazionali non contano nulla, sono realmente diversi da quelli divulgati.
Crediamo sia proprio il caso che, legislatori e governanti, valutino in modo più attento questo 56% di imposte che paghiamo per la mobilità. Non solo per far calare il suo valore complessivo, ma anche per l’assurdità con cui ci si arriva… come l’Iva che paghiamo sulle accise.
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