Overtourism. “Vivere nell’overtourism” c’è il contributo fondamentale anche di commercianti e attori economici.
Ci sono quelli indigeni in via di estinzione, coccolati del passato e dell’oggi dalle amministrazioni locali. Commercianti e attori economici con associazioni per “difendersi”, coi loro diretti rappresentati nei poteri locali, regionali e nazionali. Commercianti di botteghe che non sanno più neanche cosa vendono, chè i loro prodotti sono assemblamenti di merci che non arrivano con la via della seta solcata dai loro ambasciatori, incrociandosi come le culture, ma nei container di navi e aerei con paghi uno e acquisti cinque. Commercianti sopravvissuti che i poteri preferiscono (e con successo) sostituire con aziende coi loro profili estetici e merceologici che incontriamo in via Frattina a Roma o via de’ Calzaioli a Firenze o in Galleria a Milano quanto a Napoli o nei corridoi dei cosiddetti duty free di aeroporti come Singapore, Los Angeles e Dubai.
Commercianti e attori economici irresponsabili, nemici dell’oggi e del futuro. Distruggendo il loro mondo chè, concentrati sull'assecondamento dei vari poteri e l’incremento di finanza evanescente al pari di cryptovaluta, non hanno capacità per capire, per esempio, che l’offerta algoritmizzata e senz'anima delle loro merci nel parco divertimento tematico rinascimentale Firenze, è in via di esaurimento.
Commercianti e loro politici, aziende spesso con sedi ad est del Mediterraneo, che minano le basi del proprio business. Ci sarà un motivo per cui un consumatore, con gli occhi a mandorla o meno, entra per acquistare in un negozio, per esempio, a Firenze, o lo fa solo perché la stessa merce costa meno che a Tokyo o perché l’involucro porta la scritta Firenze piuttosto che Dubai, magari sperando che il commesso parli perfettamente la sua lingua?
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