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Vivere nell’overtourism. Politica: Negazione, pressapochismo, incapacità
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21 agosto 2024 12:23
 

Se ne parla negli ambienti politici. Le tendenze sono tre: 
- chi dice di interessarsene, 
- chi è convinto che i propri provvedimenti siano la soluzione, 
- chi nega l’esistenza dell’overtourism.

I negazionisti sono quelli più importanti, ché hanno le leve del potere. Prima fra tutti il ministro del Turismo: “sì, ci sono ogni tanto un po’ troppi turisti, ma questo non vuol dire che dovremmo privarci di una delle maggiori risorse dell’economia”, per cui lei e il suo governo se ne occupano. Ma, a parte l’albo nazionale di chi affitta ai turisti le proprie dimore, ci sentiamo essenzialmente dire che si tratta di un problema creato da sinistre che in passato non hanno fatto nulla, bla bla bla… omettendo che da sempre anche la cosiddetta destra, da sola o in coalizione anche con la cosiddetta sinistra, ha governato l’Italia. Oltre questo non è dato sapere quali e quando sarebbero le loro mirabolanti iniziative che, tra l’altro, essendo il governo negatore dell’overtourism, non ci aspettiamo nulla.
Tra i negazionisti ci sono anche le associazioni di categoria (albergatori, ristoratori e affini) che capiscono solo quando i loro esercizi sono in overbooking, in prima fila a chiedere sussidi se in un periodo calano di qualche punto percentuale il proprio business.

Tra “chi dice di interessarsene” ci sono alcuni politici locali della cosiddetta destra che, in nome della proprietà privata e della libertà d’impresa (così come loro le concepiscono: faccio quel che mi pare e chi se ne frega degli altri) difendono lo status quo…. e su questo riescono solo a raccattare consensi tra commercianti e proprietari immobiliari.

Infine ci sono quelli che sono convinti di aver trovato le soluzioni. Tra essi si distinguono le amministrazioni comunali di Venezia e Firenze. 
La prima ha istituito la tassa di ingresso ma, a parte un buon incasso di soldi, la situazione è uguale alla precedente, anche peggiorata. 
Firenze ha fatto una delibera per bloccare gli affitti turistici brevi nella zona del centro storico, con la corsa dei locatori ad iscriversi all’apposito registro prima che entrasse in vigore e con la successiva bocciatura del Tar per esplicita incompetenza e illegalità. Il risultato è stato che tutti quelli che si volevano iscrivere si sono iscritti (città in agonia che ha messo il sigillo alla propria agonia). Per ora, la nuova amministrazione comunale ha riproposto la stessa delibera con qualche virgola cambiata (già candidata ad altrettanta bocciatura giudiziale).

Situazione in cui è dominante negazione, pressapochismo, incapacità. E ci possiamo anche aggiungere anche elogio delle diseguaglianze, cioè razzismo.

In questo interessamento della politica - che neghi o meno l’overtourism - c’è un grande errore di fondo: considerarlo come problema di quantità, “ci sono troppi turisti”.
E si opera per diminuire il numero operando a vantaggio di quelli ricchi Nel contempo, per i turisti noti come “mordi e fuggi”, si fa finta di emarginarli operando come per farne entrare mille in un bus con 100 posti (fanno comodo, altrimenti chi comprerebbe massicciamente il cibo di plastica costoso e le bottigliette d’acqua - valore di mercato 20 centesimi - a 3 euro…). Con questi contentini si tengono al guinzaglio i commercianti locali sopravvissuti (la maggior parte non ha niente a che fare col luogo in cui vendono le proprie merci).

La palese contraddizione sta nel fatto che, se da una parte si dice che il turismo è un’attività economica fondamentale e da incentivare (e al governo e nelle categorie del settore ci credono visto che negano l’overtourism), in contemporanea quelli che non negano l’overtourism - aiutati in questo anche dal governo - lavorano per far calare i turisti e crescere quelli ricchi,

Una cosa che non viene considerata è che ognuno ha diritto ad essere turista, ricco o povero che sia. E che il problema dell’overtourism andrebbe affrontato organizzando ricettività per tutti in armonia con le località turistiche, che sono tali non perché assimilabili a parchi divertimento tematici, ma luoghi di vita: città in cui ci sono i residenti che vivono insieme ai turisti, accolti sì che stanchi e con bisogni fisiologici, per esempio, possano rifocillarsi senza violare le leggi.

Un’impostazione che, tra l’altro, comporterebbe che per affittare una casa a mo’ di albergo si abbia la specifica destinazione d’uso, sì da non fare concorrenza sleale agli albergatori.

Insomma, disciplina e leggi di mercato alla bisogna. Non pressapochismo e rincorsa del consenso da corporazioni e proprietari immobiliari.


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