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Cannabis light. Dopo due anni, imprenditore assolto: il fatto non costituisce reato. Chi paga?
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Comunicato di Vincenzo Donvito
7 febbraio 2021 13:26
 
 Aveva le autorizzazioni per coltivare marijuana con basso principio attivo. E al termine del processo, il giudice ha assolto ML di Teulada (Sud Sardegna), che due anni fa era stato denunciato perché trovato dai carabinieri in possesso di un'ingente quantità di cannabis.

La vicenda aveva fatto notizia all'epoca. Era stato uno dei primi sequestri dopo che la Cassazione, chiamata per fissare i limiti della legge 242/2016 che aveva aperto il mercato dei Cannabis shop, aveva sentenziato non esserci principi/limiti tecnici e scientifici oltre i quali nasce il lecito o si possa definire l’illecito… cioé: ognuno fa da sé.

Un “far da sé” che i carabinieri di Teulada, lo stesso giorno del deposito della sentenza di Cassazione (10/07/2019) misero in atto sequestrando 106 Kg di piante essiccate e 49 Kg di infiorescenze. Tutte light, dopo specifica perizia.
“Era una varietà di canapa”, spiega l'avvocato difensore Gianfranco Trullu, “iscritta nel catalogo comune delle specie di piante agricole con relativa disponibilità di cartellini e fatture d'acquisto” (1).

Nel processo è emerso che l'imprenditore aveva acquistato le piantine da un negozio legale di Milano e, essiccate, stava per confezionarle e venderle. Un mese prima del sequestro, aveva addirittura presentato denuncia ai carabinieri per il furto di alcune piantine.
Accertata che era cannabis light autorizzata, anche il pubblico ministero ha chiesto l'assoluzione. Il Gup ha dichiarato che il fatto non costituisce reato.

Chi paga?
Un processo durato due anni per dei Carabinieri che avevano “fatto da sé”, grazie ad una sentenza che, non dicendo nulla ma solo esacerbando gli animi e le divise, avrebbe potuto esserci risparmiata, visto che – come non avrebbe potuto essere altrimenti - è prevalsa la legge.

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