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CINEMA E PROPOSTE DEL MINISTRO
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Comunicato 
18 settembre 1999 0:00
 
MELANDRI
COME CONFONDERE IL GIOCO A DANNO DEGLI UTENTI E DELLA CULTURA

Firenze, 18 Settembre 1999. Il ministro della Cultura ha proposto un riordino della organizzazione delle sale cinematografiche, chiamandolo "legge antitrust nel cinema". Per garantire la liberta' di scelta degli spettatori viene posto un tetto al periodo di programmazione di uno stesso film nella medesima sala cinematografica.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
E' uno metodo di garantire liberta' di scelta degli utenti a danno di chi offre il servizio e, di conseguenza, a discapito della qualita' del prodotto. Per cui, in sostanza, gli utenti sono garantiti di scegliere di vedere solo cio' che non gli piace, perche' il film piu' di successo non potra' restare in programmazione per un periodo sufficiente a soddisfare la domanda. Per legge si stabilisce che la liberta' e' quella di vedere piu' film, ma non quello che piace.
Sembra un discorso assurdo, ma non lo e': e' solo la conseguenza a cui si arriverebbe se le proposte del ministro Melandri fossero accettate.
Il problema che pone il ministro esiste, ma la soluzione offerta e' solo peggiorativa. Non si puo' affrontarlo livellando tutto verso il basso, imponendo ai gestori di non guadagnare soldi coi film che molti vanno a vedere, perche' dopo un po' l'impresa non sara' redditizia e verra' abbandonata, e ci ritroveremo come qualche anno fa, quando le sale cinematografiche chiudevano a grappoli: altroche' liberta' di scelta avremmo in questo caso.
Bisognerebbe diversificare l'offerta creando la concorrenza tra i gestori di sale, non costringendo a programmare la "Corazzata Potiomkin" del pur bravo Eisenstein invece di "Guerre stellari" di George Lucas. Bisognerebbe favorire l'apertura di nuove sale per superare la concentrazione attuale, oltreche' intervenire sulla distribuzione, per renderla accessibile anche ai piccoli gestori, e liberalizzazione delle licenze e semplificazione burocratica-amministrativa.
Per noi la liberta' di scelta e' dettata anche da un'offerta di qualita', non solo di quantita'. La proposta del ministro considera solo la quantita', ma -disincentivando l'investimento economico nel settore- non pone le condizioni per una diversificazione
 
 
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