Siamo ciò che compriamo e, in particolare oggi, ciò
che mangiamo e -soprattutto -
che comunichiamo. E’ questa la fotografia del consumatore fatta dall’Istat per il mese di gennaio rispetto ai periodi precedenti.
E’ il consumatore in pandemia: mangia di più, spende meno per abbigliamento e viaggi, acquista più device per una socialità casalinga a distanza… device coi quali privilegia l’E-commerce (1).
Non siamo stati presi alla sprovvista. E’ la nostra quotidianità da un anno, e crediamo lo sarà per molto tempo. Senza sottovalutare cambiamenti che incideranno sui consumi del futuro e, di conseguenza, su cultura, istruzione, economia e fisicità (saremo più grassi?).
Senza farsi prendere dalle sirene che dicono torneremo come prima e – delusi – senza disperarci,
possiamo/dobbiamo adattarci e cercare nuove felicità, individuali e collettive.
Lo Stato ci dice – con molti alti e bassi - come farci meno male, ma non ci dirà mai come stare meglio.
Sta a noi, per esempio, non trasformare i manicaretti che ci prepariamo in casa come non mai in precedenza, in bombe caloriche verso l’obesità.
Sta a noi, poltronisti tv/pc, usarli per arricchirci e non abbruttirci. E così via. Domani cambierà? Boh! Intanto viviamo. Scuola e socialità a distanza incluse.
I dati Istat servono a farci capire che non siamo soli e, a chi abbiamo delegato a rappresentarci, per concepire e mettere in atto politiche di riduzione dei danni. Nell’armonia di questi elementi possiamo e dobbiamo continuare ad essere comunità, mondiale.
1 - Vendite al dettaglio a gennaio - 3%. Lievemente positive per alimentare e - pur con calo dei beni non-alimentari - crescita di elettrodomestici, informatica, telecomunicazioni. Acquisti in calo nei negozi in presenza, vola E-commerce.
Qui i dati Istat
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