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DANNI DELLA P.A. E RISARCIMENTI
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Comunicato 
23 luglio 1999 0:00
 

SENTENZA IMPORTANTE, MA ATTENTI AL LEGISLATORE: POTREBBE CAMBIARE LE CARTE IN TAVOLA. INTANTO CHIEDIAMONE L'APPLICAZIONE PRATICA: IL RIFIUTO DI CONDONO EDILIZIO PER LA SOPRAVVENUTA MULTA SUL DANNO AMBIENTALE.

Firenze, 23 Luglio 1999. Una sentenza importante, la 500/99 delle sezioni unite della Cassazione. Un vero e proprio terremoto di assestamento positivo, su criteri finalmente di giustizia.
Cosi' interviene l'avv.Elisabetta Bavasso, coordinatrice dello studio legale dell'Aduc. Finalmente non ci sono piu' diritti di prima e di seconda classe, se lo Stato viola la legge e causa un danno dovra' risarcirlo, cosi' come tra singoli cittadini. Che sono meno sudditi, e la PA sara' piu' attenta nel rispettare la legge.
Oggi se il cittadino deve avere un rimborso dalla PA, ha tre anni di tempo per farlo, ma se e' lo Stato che deve riscuotere, gli anni diventano cinque, con l'aggiunta dei decreti di proroga. Con questa sentenza i tempi dovrebbero essere equiparati, ma e' giusto usare il condizionale, perche' il legislatore non sempre interpreta sentenze, anzi succede spesso che le riscriva. Il fatto che sia in studio al Parlamento il decreto legge del Senato per la definizione del "danno ingiusto", ci allarma. La sentenza della Cassazione e' centrata sul richiamo a questo: il danno e' risarcito quando ha le caratteristiche dell'ingiustizia, e una sua modifica potrebbe inficiare il valore della sentenza della Cassazione; il Parlamento, in passato, anche in presenza di pronunciamenti referendari (responsabilita' civile dei magistrati, per esempio) ha legiferato stravolgendo il volere popolare. Il dubbio che faccia altrettanto nei confronti di una sentenza ….. non ci pare allarmismo. Non che i giudici siano da meno, ma se una volta -o per essere stati davvero autentici interpreti della Costituzione, o perche' anche il potere giudiziario non ne puo' piu' della continua violazione della legge da parte della PA- e' stato affermato un principio giusto, evitiamo che il Parlamento ce lo tolga. Sembra assurdo, ma e' cosi': nel nostro Paese spesso i ruoli si confondono, si scambiano: nelle "supplenze" si annida spesso una seconda finalita' perniciosa che rode la democrazia, e che si nasconde dietro il "dono".
Intanto il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito, rilancia le conseguenze pratiche di questa sentenza: "Pur nella poca fiducia in un magistratura che fino ad oggi ha solo avuto capacita' di archiviazione delle nostre denunce (pur in presenza di palesi violazioni di legge), vogliamo ancora una volta darle fiducia e speranza, proprio perche' confortati da questa sentenza della Cassazione.
E' il caso di quelle domande di condono edilizio che, pur se accettate, erano state bloccate: il Comune di Firenze (alfiere italiano per l'occasione) aveva approvato una delibera con cui, senza ragion veduta, ma solo perche' si trattava di immobili in territorio sotto tutela ambientale e paesaggistica, obbligava i cittadini ad un nuovo balzello, di cosi' tanta dubbia legittimita' che il Tar del Lazio l'aveva bocciato, cosi' come il difensore civico della Toscana. E noi avevamo chiesto alla magistratura se non riteneva illegittimo il blocco del condono. Oggi la nostra richiesta e' rafforzata, perche' l'interesse legittimo della PA non e' superiore al diritto soggettivo di chi aveva fatto domanda di condono, ed e' notevole il danno che i proprietari hanno avuto dal blocco di una pratica gia' conclusa, che avrebbe consentito di disporre completamente di un bene. L'interesse superiore della PA per l'applicazione della sua dubbia delibera, oggi non e' piu' tale, ma solo interesse di parte; e come tale la magistratura deve giudicarlo, a
 
 
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