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GIOCO D'AZZARDO
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Comunicato 
9 ottobre 2000 0:00
 


LA VOGLIA DEL NUOVO BUSINESS COINVOLGE ANCHE LO STATO BISCAZZIERE: LA SISAL VUOLE ANDARE IN BORSA … MENTRE SI VIETANO I VIDEOPOKER ……

Firenze, 9 Ottobre 2000. La Sisal spa, ottenuta conferma del rinnovo della convenzione del concorso Superenalotto fino al 2005, ha dato incarico al proprio advisor di valutare tempi e modi per essere quotata in Borsa.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
La Sisal e' una societa' privata che non vince alcun appalto per esercitare la maggiorparte della sua attivita': ha una convenzione che lo Stato italiano, di volta in volta, gli rinnova. E non potrebbe essere altrimenti, perche', in un Paese in cui l'unico che puo' esercitare il gioco d'azzardo e' lo Stato, non si capisce come potrebbe esistere un'altra societa' che si candidasse alla gestione di quest'attivita': quali credenziali potrebbe portare per soppiantare la Sisal? E se non fosse scelta, che attivita' dovrebbe svolgere? Quindi, di fatto, la Sisal gestisce un'attivita' in regime di monopolio che nessuno, mai, potrebbe levargli, tant'e' che la stessa azienda, presentandosi su Internet, non ha problemi a dire di essere "…. un’azienda privata italiana che da oltre 50 anni opera, al servizio del pubblico e dello Stato italiano, nel campo della gestione di giochi e scommesse. Il suo obiettivo è gestire al meglio i giochi dello Stato, rendendoli prodotti di successo e assicurando allo stesso il costo più basso di gestione".
Sembra che lo Stato italiano, nel rapporto con la Sisal, abbia anticipato di decenni buona parte di quella politica che oggi viene sbandierata come privatizzazzione e liberalizzazione dell'economia, smantellando i monopoli pubblici e trasferendo le gestioni a societa' uniche, per cui l'utente, all fine, si ritrova sempre con un unico gestore e senza possibilita' di scelta.
Ora, questo "fiore all'occhiello del capitalismo liberista italiano", vuole andare in Borsa, per meglio far fruttare i suoi guadagni, cioe' quelli che gli derivano dalla convenzione con lo Stato, e lo vuol fare nel momento stesso in cui, nella Finanziaria 2001, lo Stato ha previsto il blocco (videopoker e annessi) di qualunque gioco d'azzardo che non sia quello suo, di Stato biscazziere.
Noi continuiamo a stupirci di questa arroganza schizofrenica, e a denunciarla, perche' e' incivile e offensivo della maturita' degli amministrati il fatto che lo Stato debba continuare a speculare in modo cosi' protervio sul desiderio di rischio e di gioco degli italiani.
Non e' poi un caso che, piu' o meno in tutti i collegi elettorali, ci sia un deputato che abbia proposto di istituire un casino' in deroga alle leggi nazionali (cosi' come i cinque attualmente esistenti), ma ben si guardano da proporre legalizzazione e liberalizzazione del cosiddetto gioco d'azzardo, preferendo che rimanga in gestione, oltre che allo Stato, anche alla malavita.
 
 
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