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Iva non dovuta sui rifiuti. Il Governo non vuole rimborsare e straccia diritto e Parlamento
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Comunicato di Vincenzo Donvito
23 luglio 2010 12:29
 
 Il Governo non si vuole rassegnare al fatto (sentenza Corte Costituzionale) che l'Iva sui rifiuti non debba essere pagata e quella gia' versata in passato debba essere rimborsata. E siccome non trova ragioni civili, si affida, -in ambito di civilta' giuridica- a barbarie e ridicolo, anche se mediate dalla politica.
L'ariete scelto e' l'on. Maurizio Leo, presidente della Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria nonche' Assessore al Bilancio e allo Sviluppo economico del Comune di Roma.
Con lui aveva provato ad aprile: un emendamento in commissione finanze al decreto incentivi, stabiliva che l'Iva pagata diventava una quota della tariffa di igiene ambientale e dunque non poteva esserne richiesto il rimborso. Ma la cosa rimase li'. Nel frattempo Il Governo, lo scorso 25 maggio, nella manovra finanziaria, ha approvato una norma in cui si afferma che la Tia e' un corrispettivo e non una tassa... ma lo prevede rispetto ad una legge non ancora in vigore, e quindi e' sempre dovuto il rimborso dell'Iva che e' stata e viene pagata per la tariffa in vigore, cosi' come stabilito dalla Corte Costituzionale.
Il nostro onorevole ha annunciato la preparazione di un ordine del giorno da far votare alla Camera insieme alla manovra: “per ragioni di coerenza normativa la natura tariffaria fissata dalla manovra va intesa anche in relazione alla vecchia tariffa dei rifiuti“ (1)... che e' proprio quella bocciata dalla Corte Costituzionale!!
Mentre alcune amministrazioni (come quella della citta' di Roma) non fanno piu' pagare l'Iva sui rifiuti, mentre le commissioni tributarie provinciali cominciano ad accogliere le richieste di rimborso Iva presentate dai contribuenti e negate dai Comuni, il Governo, tramite l'on. Leo si lancia in proposte che fanno a cazzotti con il diritto e la logica.
Non chiediamo decenza giuridica ai nostri massimi responsabili istituzionali perche' non si puo' chiedere ad alcuni asini di non ragliare, ma di non perseverare nel considerare il Parlamento un orpello di un modo di governare, piuttosto che l'organo -separato dal Governo- deputato per eccellenza a renderci la vita piu' semplice, migliore e civile.

(1) Sole24Ore del 23 luglio 2010
 
 
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