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PROFESSORI TRA SOLDI E DIGNITA'
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Comunicato 
10 ottobre 2000 0:00
 



Roma, 10 ottobre 2000. Un tempo il maestro era una delle figure, insieme al medico, al farmacista, al sindaco e al maresciallo dei carabinieri, onorate e rispettate: era il simbolo della cultura o per lo meno, del sapere. Oggi se ci si dichiara insegnanti, maestri o professori, si ottiene uno sguardo di compatimento: le professioni importanti sono altrove, la cultura e' altrove, il sapere e' altrove. L'insegnante serve a tenere i figli per cinque o sei ore al giorno: si impara altrove. Cosi' e' crollata la considerazione e la dignita'.
In 50 anni la scuola si e' "sbracata", ha perso la sua funzione, non e' luogo dove si apprende, si elabora, si ricerca, si costruisce. E' deposito di alunni e di insegnanti. Qualche briciola in piu' di stipendio si otterra' ma non servira' a risollevare le sorti della Scuola. Occorrerebbe cambiare la testa di chi governa, innanzitutto. Investire nella Scuola, che vuol dire stipendi maggiori ma ovviamente non solo quelli. La Scuola e' uno dei pilastri sui quali si poggia il futuro delle nuove generazioni. Non sembra che questo sia il pensiero di chi governa, programma e indirizza. E ci terremo questa scuola.
 
 
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