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SCIOPERO GIUDICI
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Comunicato 
21 settembre 1999 0:00
 
DI PACE
UN'INIZIATIVA CHE PENALIZZA GLI UTENTI DI UN SISTEMA GIUSTIZIA GIA' INTASATO

Firenze, 21 Settembre 1999. Dal 23 al 30 settembre i giudici di pace non andranno in ufficio. L'Unione nazionale di questa categoria fa sapere che sono molto preoccupati per l'indirizzo negativo che la riforma del nuovo ufficio onorario sta prendendo in Parlamento: le cause potrebbero triplicare in pochi mesi rispetto alle attuali 380 mila, accentuando la funzione dei giudici di pace come smaltimento della intasata giustizia civile, ma con meno qualificazione.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Il giudice di pace e' una figura determinante in quella procedura giudiziaria a cui associazioni come la nostra fanno riferimento per derimere i contenziosi tra privati. Sempre meno ci rivolgiamo alla giustizia civile ordinaria, e solo in quei casi in cui il contenzioso -con un tetto di 5 milioni di lire- non e' piu' competenza del giudice di pace. Spesso ci siamo trovati di fronte a competenze limitate, ma la novita' di questa istituzione -insieme al mancato ordinamento della figura professionale- ci dice che occorre ancora tempo per migliori prestazioni. Questo pero' non ha influito su alcune importanti sentenze che, pur non essendo subito operative, sono comunque un punto di riferimento per la soluzione di molte piccole rogne quotidiane (dal ritardo dell'aereo alla Telecom che non vuole fornire i tabulati dei numeri chiamati, dalla lavanderia che non riconosce il danno arrecato all'assicurazione truffaldina che non paga).
Una premessa necessaria per indicare la nostra disponibilita' e comprensione verso i problemi che l'Unione nazionale dei giudici di pace pone.
Ma il nostro totale dissenso verso il metodo che hanno scelto di utilizzare, lo sciopero: gli unici che saranno penalizzati sono gli utenti dei loro servizi che, come alternativa, avranno solo quel girone infernale della giustizia civile dei Tribunali, ex-Preture.
Lo sciopero dei servizi di pubblica utilita' -a maggior ragione se statali- provoca sempre disagi nel cittadino-utente, che deve solo subire e vedersi violentato nel suo diritto alla giustizia. Anche i giudici di pace hanno diritto alla giustizia, ma proprio loro non possono chiederlo impedendo il diritto di altri che da utenti, vengono invece trattati come sudditi.
Esiste una miriade di modi per far sentire la propria voce e presentare le proprie ragioni alle autorita' dello Stato, ma il metodo piu' sbagliato e' quello di non crearsi alleati fra gli utenti di quel servizio di cui si reclama una miglioria: se la richiesta del tuo diritto bisticcia con l'affermazione del mio, l'unico che ne trarra' vantaggio e' quello Stato che consente il procrastinarsi dell'intasamento della giustizia civile e cerca rimedi nella dequalificazione di chi dovrebbe dare una mano allo stasamento.
"Il "divide et impera" dello Stato incapace e furbo non potra' che trarre vantaggio da questo sciopero.


 
 
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