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SICUREZZA E GIUSTIZIA
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Comunicato 
18 settembre 1999 0:00
 

L'ESASPERAZIONE PORTA ALL'AUTODIFESA. E LO STATO VUOLE SOSPENDERE LE GARANZIE E I DIRITTI INVECE DI APPLICARE LE LEGGI.

Firenze, 18 Settembre 1999. C'e' chi a Brescia ammazza il ladro sorpreso in casa e non viene arrestato, introducendo cosi' nella giurisprudenza l'attenuante di omicidio giusto (infatti, da quel che si sa, non c'erano neanche gli estremi della legittima difesa), mentre altri a Milano organizzano ronde di quartiere che bastonano spacciatori di droghe illegali. La polemica divampa tra i partiti di Governo e opposizione, ma il rumore maggiore e' quello dell'assenza dei diretti interessati, gli amministrati.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Si' proprio loro, quelli che poi ammazzano, picchiano, protestano, fanno le code, pagano le tasse. I grandi assenti che ogni parte, di Governo o meno, cerca di rappresentare. Due mondi lontani fra di loro: il primo -quello dei partiti- che parla fra di se', il secondo -quello degli amministrati- che preso dall'esasperazione, pur di vivere il quotidiano, non va tanto per il sottile.
E come un macigno, interviene lo Stato -nelle vesti decisamente autorevoli del presidente della Camera dei Deputati- che, partecipando al gioco di chi mostra meglio i denti grintosi, mostra di avere la soluzione in tasca: "prima viene la sicurezza, poi la giustizia"; come se dicesse "non importa se cio' che faccio sia legale o meno, ma acquisisce impunita' perche' e' fatto per il tuo bene".
Una buona affermazione da Stato/padre che, indipendentemente dal contratto civico che ha con i suoi amministrati, si sente in dovere -come il mitico buon padre per l'appunto- di dare ceffoni a chi, secondo lui, minaccia l'unita' e il bene della sua famiglia; e i ceffoni, si sa, non hanno regole. Si dimentica, pero', una cosa, che lo Stato e la famiglia non sono la stessa cosa, e che quando lo diventano creano quei danni che tutti gli Stati autoritari del '900 hanno provocato.
Comprendiamo l'esasperazione, ma crediamo sia il metodo sbagliato per rispondere ad una giusta esigenza. Non ci piacciono i climi tesi, le dimostrazioni di forza, le invasioni piu' o meno militari di zone del Paese e delle citta', dove c'e' chi ha diritti e chi no, dove c'e' chi puo' sbagliare e non pagare per questo sbaglio; non ci piace tutto quello che crea una calma da assedio. Chiediamo solo che le leggi siano sempre rispettate, e che chi non le rispetta sia punito senza vendetta e con l'intento della riabilitazione. Non chiediamo leggi o mobilitazioni speciali, ma solo che lo Stato -non padre ma garante- non sia discrezionale: arresti sempre gli spacciatori di droghe e gli assassini, e non a giorni alterni o solo quando scoppia l'esasperazione degli amministrati. Per fare questo bastano -e avanzano- le leggi che gia' ci sono, perche' se i partiti di Governo e di opposizione gridano all'emergenza perche' ora gli torna, noi amministrati non ci stupiamo piu' di tanto: non stiamo vivendo un'emergenza ma quella quotidianita' che viene ignorata dallo Stato.
Ma ora c'e' scappato il morto, quindi bisogna agire …… dicono in diversi. Non e' vero, il morto c'era ieri e ci sara' anche domani. Che differenza c'e' tra colui che ammazza il ladro, e colui che muore in un terremoto perche' la casa e' stata costruita con sistemi fintamente sismici? O tra chi ammazza un ignaro automobilista che andava tranquillo sulla sua corsia andandogli addosso col suo bolide, e la degente che muore in ospedale perche' non si trova un riduttore di spina elettrica per attivare una macchina che avrebbe potuto salvarla? Per noi nessuna. Sono tutti delitti della stessa mano, di quello Stato che sa solo mostrare i denti nell'emergenza e non informare e amministrare nella quotidianita'.
Per noi amministrati, queste sarebbero le risposte. Il resto sono solo chiacchere per
 
 
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