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SITUAZIONE SOCIETARIA TELECOM
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Comunicato 
22 ottobre 1998 0:00
 

CHI COMANDA HA FATTO DANNI E NON VUOLE ASSUMERSI RESPONSABILITA':
IL CAPITALISMO ITALIANO MARCIA CONTRO RISPARMIATORI E UTENTI.

Firenze, 22 ottobre 1998. Com'era prevedibile, quello che succede nella societa' Telecom e' lo specchio di quella che e' la capacita e la qualita' del pachiderma delle telecomunicazioni sul mercato. Cosi' interviene il presidente nazionale dell'Aduc, Vincenzo Donvito, che prosegue:
Una societa' che fornisce un servizio di pessima qualita' avvantaggiandosi della sua posizione monopolista, sgominando i suoi concorrenti perche' e' proprietaria degli strumenti di base della loro attivita', non poteva che presentare un assetto societario -e una problematica di responsabilita'- come quella squallida che sta emergendo in questi giorni: potere si', ma responsabilita' zero.
Il limite di acquisto di azioni impedisce l'accesso ad investitori con grandi progetti e grande esperienza, mentre le scorribande degli attuali dirigenti del cda -presidente in testa- sono coperte dalla responsabilita' dello Stato che, grazie alla golden share, avvalla con decisioni inappellabili.
Uno scenario di capitalismo italiano, in tenace marcia contro gli interessi dei risparmiatori e degli utenti: i primi penalizzati dal fatto di dover sottostare a decisioni totalmente incontrollabili grazie ad una gestione patriarcale e monopolista, fuori delle logiche di democrazia economica e finanziaria; i secondi penalizzati da una gestione che, invece di sviluppare politiche di servizi e di qualita' degli stessi, e' esclusivamente interessata all'aspetto finanziario: l'acquisto del 25% di Telekom Austria viene considerato un successo, mentre si ignora il pessimo e truffaldino servizio che viene fornito in Italia: si preferisce, per l'appunto, investire esclusivamente sul mercato finanziario e non sul miglioramento della qualita' del servizio.
Sentiamo puzza di cose gia' viste negli anni passati, sentiamo puzza di Montedison, dove tutto crollo' perche' tutti comandavano ma nessuno era responsabile.
A noi, decisamente, non ci interessa salvare Telecom. Anzi. Ma ci interessa che tutti i risparmiatori che hanno investito nella azioni della spa non continuino ad essere presi in giro, e a credere di avere a che fare con la logica del mercato dei capitali. E' bene che ogni investitore sappia che ha solo prestato i soldi allo Stato, ne' piu' ne' meno di quanto si fa con i titoli di Stato, perche' cio' che avviene in questa societa', segue la stessa dinamica delle formazioni dei governi, o della spartizione dei posti in tutte le altre aziende che sono controllate dallo Stato, comprese quelle privatizzate per finta: logiche non di economia e finanza per dare servizi sempre migliori e competitivi, ma logiche di sola gestione e spartizione del potere. Ripetiamo: che squallore!
E ci interessa che la Telecom dia un servizio non in regime di monopolio, in modo che l'utente possa realmente scegliere e, di conseguenza, compiere il gesto che qualunque azienda su un mercato puo' temere: abbandonare chi gli da' un pessimo servizio. E per far si' che questo succeda -e non finisca come fu per Montedison- occorre che lo Stato abbandoni la sua posizione privilegiata nella compagine azionaria, deresponsabilizzandosi con l'abbandono del potere di golden share. Non solo, ma occorre che lo Stato abbandoni completamente Telecom, mettendo sul mercato le sue azioni.
Ma, probabilmente, occorrera' ancora qualche grossa batosta, come quella di qualche giorno fa con le declamazioni di investimenti ballerini a seconda dell'interlocutore con cui i dirigenti avevano a che fare.

 
 
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