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Vaccini. Chi prima e chi dopo. Guardiamo al futuro preservando il presente
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Comunicato di Vincenzo Donvito
18 maggio 2021 16:32
 
Assodato che, a parte il personale sanitario, è stato ampiamente commesso un errore, poi corretto, non vaccinando subito le persone più soggette a mortalità (anziani e soggetti deboli), ora che il trend si è modificato, sembra che tutti stiano prendendo a modello gli Usa, dove la chiamata al vaccino è partita anche per i 12enni.
Il problema si pone quando scriviamo “tutti”. Tutti chi? In un Italia divisa come non mai in regioni, un Europa e un Pianeta in Stati, generalmente ci si riferisce ognuno al proprio contesto. E sembra che l’epidemia ancora in corso abbia poco insegnato in materia, cioè che si tratta di un fenomeno planetario che, per quanto lo si possa contenere in una zona piuttosto che in un’altra, deve confrontarsi con un Pianeta che non può fare a meno di essere iperconnesso anche fisicamente: le merci, gli scambi in generale, i migranti… tutti fenomeni che non è possibile arrestare nonostante alcune fortune politiche di nazionalisti di vario stampo.
L’Organizzazione Mondiale della Salute lo ha dichiarato apertamente: vaccinate prima i Paesi poveri, poi i bambini. Cioé non commettiamo a livello planetario l’errore che a livello nazionale è stato fatto all’inizio e poi corretto: il covid è una infezione che stiamo cominciando a contenere ma, oltre la consapevolezza individuale, occorre osservare alcune precauzioni: lockdown di diversi tipi e vaccinazioni dei più deboli.
Per i lockdown le politiche sono diverse e difficili (specialmente nei Paesi poveri) ma, come ha anche riconosciuto il premier britannico Johnson, determinanti, ma comunque soggette alle decisioni delle autorità territoriali. Per il vaccino, invece, il problema è di disponibilità, in parte per la somministrazione, ma soprattutto per la disponibilità… dove quest’ultima dipende dai Paesi che hanno i vaccini, che devono decidere a chi somministrarlo e nel contempo come e se farli confluire nel programma Onu “Covax” per la distruzione ai Paesi poveri.
Ma… “i nostri figli, i nostri giovani”, prima del sessantenne del Malì o del Vietnam? Sì, proprio così. Perché il presente si preserva molto meglio guardando al futuro. Ché se i Paesi poveri dovessero, per esempio, entrare in un contesto tipo l’India di oggi, le ripercussioni sanitarie ed economiche sarebbero disastrose per tutto il Pianeta, anche per quei Paesi dove oggi si vaccinano i 12enni.
 
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