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 ITALIA - ITALIA - Acqua. Spreco acquedotto e record vendite minerale
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7 marzo 2023 9:08
 
L’Italia è il Paese europeo con la migliore acqua potabile, ma sembra che le persone non apprezzino visto che siamo i maggiori consumatori di acqua minerale in bottiglia al mondo. È questa la situazione fotografata dal libro bianco “Valore acqua per l’Italia 2022” realizzato dalla Studio Ambrosetti e presentato pochi giorni fa a Milano. L’altro elemento evidenziato è che siamo uno dei Paesi più idrovori con oltre 9 miliardi di metri cubi ogni anno utilizzati per uso civile anche in ambiti che non la richiederebbero come il lavaggio delle strade, l’irrigazione, lo scarico fognario… che pesano per più di un terzo sui consumi domestici.

Ma la criticità maggiore è forse la presenza di una rete di distribuzione datata e poco efficiente con il 60% delle tubature che ha più di 30 anni e il 25% oltre 50. Questa obsolescenza causa un’elevata quota di perdite per cui il 47,6% dell’acqua prelevata non raggiunge l’utente finale, sia perché viene dispersa lungo il percorso, sia perché non viene contabilizzata a causa del malfunzionamento dei contatori, dei prelievi illegali e di altri fattori tecnici. L’85% della risorsa proviene da fonti sotterranee che richiedono minori processi di trattamento per la potabilizzazione rispetto alle fonti di superficie. Oltre a ciò va sottolineata la limitata presenza di nitrato (10,0 mg/litro) che è inferiore rispetto alla media europea (25,3 mg/litro). Un altro elemento poco considerato è il costo medio pari a 2,11 euro per metro cubo (cifra comprensiva del servizio fognario e di depurazione), che posiziona l’Italia fra i Paesi con le tariffe più basse in Europa (la meta? rispetto alla Francia e il 40% in meno rispetto alla Germania). Nonostante ciò solo il 29,3% dei cittadini beve abitualmente acqua del rubinetto.  Fra i motivi più diffusi ci sono il mancato gradimento del sapore, la scarsa fiducia nei controlli, il convincimento che non sia digeribile e la poca di fiducia riposta nell’igiene nelle autoclavi che raccolgono l’acqua (un problema più diffuso al sud). Nonostante sia poco apprezzata, ne utilizziamo tantissima: da noi si registra un consumo di 220 litri per abitante al giorno, contro una media europea di 165 litri. Per rendersi conto basta dire che a Berlino ogni abitante utilizza 114 litri al giorno, con una spesa media ogni 100 m3 pari a 196 Euro; a Milano, invece, le persone consumano più del doppio (273 litri), spendendo 9 volte di meno. L’aspetto interessante è che quasi il 90% dei cittadini sovrastima la spesa annua: a fronte di una spesa di 85 euro, il 33,2% dei rispondenti ritiene di pagare quasi il doppio (150 euro).

La ciliegina finale riguarda l’acqua minerale in bottiglia che vede l’Italia in cima alla classifica dei consumi nel mondo con 223 litri pro capite all’anno (la media europea è 87 litri). Questo succede nonostante i cittadini possano contare su un’acqua di rubinetto di qualità elevata costantemente controllata. La percezione negativa sulla sicurezza e? anche dovuta ai dubbi sul cosiddetto “ultimo miglio”, ovvero l’ultimo tratto che l’acqua compie dal contatore per arrivare al rubinetto di casa attraverso le tubature. Per questo il 31,5% dei cittadini che non si fida dell’acqua del rubinetto, consuma l’acqua proveniente da erogatori pubblici o centraline distributrici di acqua evidenziando la diffidenza verso l’ultima parte dei tubi della rete che arriva nelle case.


L’altra cosa poco conosciuta è l’ammontare della spesa pro capite degli italiani per comprare acqua minerale in bottiglia. Le rilevazioni Istat del 2019 indicano una spesa media mensile delle famiglie di 12,57 euro pari a 151 euro l’anno e il valore è in costante crescita ( + 17% nel periodo 2015- 2020). Si tratta dello stesso importo pagato per la fornitura dell’acqua del rubinetto nella propria abitazione.

Osservando questi dati viene spontaneo chiedersi come mai, pur avendo la migliore acqua di rubinetto in Europa, siamo i più grandi consumatori di minerale. La risposta non compare nel libro bianco, ma forse andrebbe ricercata nell’invasione di spot pubblicitari che invitano al consumo di minerale utilizzando in modo scorretto argomenti di tipo nutrizionale e salutistico come la leggerezza o la salute delle ossa. In diversi casi i messaggi sono ingannevoli come attestano decine di censure adottate dall’Antitrust e dall’Istituto di autodisciplina pubblicitaria, ma evidentemente fanno vendere. L’altro fattore importante è la scarsità di informazioni da parte dei gestori della rete pubblica che non sanno valorizzare il loro servizio e la qualità del prodotto che scorre nei tubi. Purtroppo non ci sono molti segnali che lasciano ipotizzare un’inversione di marcia.

(Il Fatto Alimentare del 07/03/2023)

 
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