L'esecutivo del nostro Paese è preoccupato dalla volontà di Iliad di
acquisire il controllo di TIM. Essa è stata manifestata anche con incontri dal suo management con il Governo italiano, che è azionista di TIM attraverso la Cassa Depositi e Prestiti e lo stesso Ministero dell'Economia, nonché titolare del golden power, cioè del diritto di veto su questo tipo di operazioni.
Un importante pezzo dell'economia nazionale, sia pure amputato della Rete fissa, passerebbe in mani straniere. Questo avverrebbe dopo la recente acquisizione di Vodafone da parte di Fastweb, che a sua volta è di proprietà di Swisscom, azienda controllata dallo Stato svizzero; tutto ciò sarebbe forse un po' troppo per un governo di estrazione sovranista come quello di Giorgia Meloni.
Il centrodestra è ancora oggo molti critico verso la genesi di Stellantis, nata dalla fusione di FCA con i francesi di PSA, in cui ha un peso non indifferente lo stesso governo francese che ne è uno dei maggiori azionisti.
Per questo motivo si fa strada l'ipotesi che Poste Italiane, azienda di proprietà al 60% dello Stato, diventi il nuovo azionista di maggioranza di TIM, preservandone così la nazionalità italiana.
Oggi Poste, che è anche una delle maggiori società di assicurazioni, controlla Poste Mobile, il maggiore gestore mobile virtuale italiano, e offre nei suoi più di cinquemila uffici postali anche la connessione in banda larga.
Sarebbe in pratica un ritorno, sia pure attraverso una società quotata in Borsa, a quando le Poste e l'azienda di Stato dei servizi telefonici stavano sotto un unico cappello statale, ossia fino al 1995.
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Zeus News del 11/02/2025)
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