Netto calo dei migranti non comunitari "scivolati cosi' nell'irregolarita'". Per la prima volta in diversi anni diminuiscono di ben 100 mila unita' gli stranieri extra Ue regolarmente soggiornanti in Italia. Effetto in particolare del primo decreto "sicurezza", oltre che della perdurante mancanza di programmazione degli ingressi stabili. Lo anticipa il Dossier Statistico Immigrazione 2020, 30esima edizione, realizzato dal Centro studi e ricerche Idos in partenariato con Confronti, che verra' presentato il 28 ottobre. Nel 2019, si legge nel Dossier, e' diminuito il numero degli stranieri non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia: dai 3.717.000 dell'anno precedente a circa 3.615.000 (una quota sostanzialmente analoga a quella del 2011), per un calo di ben 101.600 unita' (-2,7%). In 10 anni, l'unico altro decremento si e' verificato nel 2016, a causa del boom di acquisizioni di cittadinanza (oltre 201.000): una spiegazione che pero' non vale per il calo del 2019, quando le acquisizioni di cittadinanza non hanno conosciuto un aumento cosi' significativo rispetto all'anno precedente.. Al forte decremento del 2019, sempre secondo il Dossier, fa da contrappeso un aumento del numero dei non comunitari scivolati nell'irregolarita': gia' stimati in 562.000 alla fine del 2018, quando e' entrato in vigore il primo Decreto "sicurezza", si e' calcolato che, proprio per effetto di quest'ultimo, sarebbero cresciuti di 120-140.000 nei due anni successivi, arrivando a oltre 610.000 a fine 2019 e a quasi 700.000 alla fine del 2020, se nel frattempo non fosse intervenuta la regolarizzazione della scorsa estate, che ha raccolto in totale circa 220.500 domande. Secondo l'analisi di Idos, l'abolizione dei permessi per motivi umanitari, stabilita dal Decreto "sicurezza" del 2018, congiunta sia alla politica dei "porti chiusi" e dei respingimenti sia alla perdurante mancanza, dal 2011, di una programmazione degli ingressi stabili di lavoratori stranieri dall'estero, ha contribuito per un verso a svuotare i centri di accoglienza (i cui ospiti sono scesi da 183.800 nel 2017 a 84.400 a fine giugno 2020, per una fuoriuscita netta di quasi 100.000 migranti in appena due anni e mezzo) e per altro verso a un drastico calo della percentuale di riconoscimento delle domande di protezione presentate in Italia (dal 32,2% del 2018 ad appena il 19,7% del 2019, la meta' della media europea). Due circostanze che, spiega Idos, concorrono strutturalmente a ingrossare le fila gia' assai nutrite degli immigrati irregolari nel paese. "Dinanzi a dispositivi legislativi inadeguati, che finiscono per favorire la creazione di irregolarita' piuttosto che ridurla e prevenirla, e' evidente - afferma Luca Di Sciullo, presidente di Idos - che provvedimenti una tantum come le regolarizzazioni non sono sufficienti, di per se', a cambiare dinamiche strutturali di esclusione e di disconoscimento. Sarebbe necessario accompagnare le regolarizzazioni a una seria riforma. L'ultima risale a ben 22 anni fa e che da allora ci sono state modifiche di tipo esclusivamente restrittivo, rendendo sempre piu' difficile, per gli immigrati, vivere nel paese conservando uno status di regolarita'".
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