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 ITALIA - ITALIA - Poliziotto spacciatore di droga? Assolto dopo 31 anni!!
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Notizia 
9 aprile 2017 18:17
 
«MI sento a 30 centimetri dalla superficie terrestre», esulta Angelo Cangianiello. Il suo incubo è durato 31 anni, 1 mese e 4 giorni. E' finito venerdì, quando la corte di appello di Roma, in sede di revisione, lo ha assolto dalla accusa di concorso in traffico internazionale di stupefacenti, riconoscendo l'errore giudiziario. Una vittoria straordinaria per lui e per i suoi avvocati, Pardo Cellini e Baldassarre Lauria, gli stessi che hanno ottenuto la revisione della condanna all'ergastolo di Giuseppe Gulotta e degli altri tre giovani accusati di aver ucciso due carabinieri ad Alcamo Marina il 13 febbraio 1976 e orribilmente torturati durante le indagini.
Angelo Cangianiello vive da sette anni a Firenze con la moglie e i tre figli e gestisce una tabaccheria. Ma nel 1986 era un poliziotto molto apprezzato, tanto da essere assegnato alla Presidenza del Consiglio benché avesse appena 24 anni. Sembrava destinato a una carriera luminosa se non fosse precipitato nel pozzo senza fondo di una inchiesta della procura di Caserta per traffico internazionale di stupefacenti. Colpa delle cattive frequentazioni del fratello e di una battuta al bar. Ma i sospetti e le accuse sarebbero finiti in una bolla di sapone se l'interrogatorio in una stanza della questura di Caserta, senza l'assistenza di un legale, non fosse stato condotto da un poliziotto che lo torturò. Angelo ricorda tutto: «Fui tenuto in manette per otto ore. Ogni volta che il sostituto procuratore usciva, quel poliziotto che stento a definire un collega mi colpiva con schiaffi alla faccia e al capo, cazzotti ai fianchi e allo stomaco, e mi stringeva i testicoli con tutta la forza. Mi ha fatto fare la pipì addosso. Mi ha distrutto. In quelle condizioni avrei detto qualunque cosa». Angelo confessò quello che gli chiedevano. Proprio come aveva fatto Gulotta dopo essere stato picchiato e tormentato. E come per Gulotta, anche per lui quella confessione sotto tortura risultò fatale. Chiuso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, condannato in primo grado a un anno e sei mesi, pena confermata in appello e divenuta definitiva. «Per 31 anni – racconta – sono stato un trafficante internazionale di stupefacenti». Ha subito il disprezzo dei colleghi, è stato costretto a lasciare la polizia. Si è ricostruito una esistenza grazie al sostegno della famiglia e della fidanzata, poi divenuta sua moglie e madre dei suoi tre figli. Ha trovato un nuovo lavoro. «Ma è come se fossi stato investito da un treno. Per anni non sono riuscito a dormire. Una notte alla tv vidi scorrere un titolo sulla revisione della condanna di un ergastolano. Mi sono incuriosito. Se un ergastolano aveva ottenuto la revisione, mi sono chiesto se anche io avrei potuto tentare». Così Angelo ha preso contatto con l'avvocato Pardo Cellini. E l'avvocato ha fatto subìto una scoperta clamorosa: il presunto trafficante del quale Angelo sarebbe stato l'intermediario era stato assolto in primo grado con formula piena a Roma e la sentenza era divenuta definitiva prima della condanna di Cangianiello.
Nonostante ciò, due anni fa la corte di appello di Roma ha mandato a gambe all'aria il percorso di revisione, ritenendo non rilevante il contrasto di giudicato. Poi però la Cassazione ha disposto un nuovo processo, che venerdì si è chiuso con la assoluzione di Angelo, richiesta anche dal procuratore generale. «È una sensazione incredibile», racconta lui: «Ringrazio la parte sana della magistratura e sono felice che esistano avvocati che definisco Principi del diritto penale». Pardo Cellini ha scritto su Facebook: «Assolto in revisione Angelo Cangianiello! Adoro questa professione».
"È come se fossi stato investito da un treno, a lungo non sono riuscito a dormire".
(articolo di Franca Selvatici, pubblicato sul quotidiano La Repubblica, cronaca Firenze, del 09/04/2017)
 
 
 
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