testata ADUC
ARRIVANO LE FESTE ........ DA QUANTO LONTANO?
Scarica e stampa il PDF
La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
15 dicembre 2002 0:00
 
"Accidenti alle feste!".
Ci metteva tutta l'anima, la nonna, in queste parole, e nessun punto esclamativo puo' rendere pallidamente il senso di universale deprecazione che vi si esprimeva -deplorazione e scongiuro a un tempo. A volte la protesta si faceva piu' mite nella sua sconsolatezza: "Vorrei addormentarmi il 23 dicembre e svegliarmi il 7 di gennaio".
Allora, bambina qual ero, queste parole mi entravano da un orecchio e mi sortivano dall'altro. Era, del resto, una caratteristica della nonna quella di starsene da se', in una sorta di aristocratico isolamento dal resto del mondo, e di vivere come un affronto personale tutto cio' che sembrava turbare appena un po' il normale andamento della vita -di cui, a onor del vero, aveva conosciuto piu' tempeste che bonacce. E gli accidenti, piu' o meno convinti, erano all'ordine del giorno: un altro, molto vibrato, era: "Accidenti all'estate!".
Ma perche' la nonna ce l'aveva in particolare proprio con i periodi piu' ........... Gia', piu' che cosa? Forse semplicemente: PIU' DELICATI.

Oggi, l'esperienza personale, da un lato, e la denuncia di una dilagante depressione da festivita', dall'altro, fanno si' che questa mia nonna mi appaia una persona che aveva precorso i tempi, una donna intuitiva e sensibile, sola col suo doloroso smarrimento di cui forse non sapeva neppure capacitarsi. L'estate e le feste di fine anno, dunque, unite negli accidenti della nonna -e in un malessere che ora sappiamo sempre piu' diffuso. Ma perche' succede questo? Esiste un sottile legame fra questi due periodi dell'anno all'apparenza cosi' diversi?
L'estate, col suo caldo che culmina a Ferragosto, invita a spogliarsi, letteralmente -dai vestiti, dal lavoro e, se possibile, anche dalle responsabilita'. VACANZA, dal latino "VACARE", nel senso di "essere liberi da", sembra diventare l'unico obbligo da soddisfare -strana sorte della liberta', peraltro, diventare un obbligo!
Le feste per antonomasia -Natale e Capodanno- si celebrano all'inizio dell'inverno. Lo scenario e' molto diverso. Anche prendendo atto di un cero cambiamento del clima, e lasciando quindi la neve alle cartoline, comunque la temperatura scende, le giornate si accorciano, e tutto cio' invita a stare piu' coperti e al riparo, mentre, psicologicamente, si manifesta il bisogno di un maggior calore affettivo.
Se, pero', dallo scenario esterno, diciamo cosi' climatico e paesaggistico, che e' indubbiamente differente, scendiamo un po' piu' all'interno, forse possiamo cominciare a cogliere delle somiglianze. Una mano puo' darcela la storia del nostro passato.
Nella Roma antica troviamo attestate delle feste solenni celebrate proprio in questi due periodi.
Il FERRAGOSTO, come ho gia' avuto modo di dire(http://www.aduc.it/pulce/archivio/2002/20020815.html), ha origine in una festa di rinnovamento agrario in onore del dio Conso; essa segnava, cioe', la conclusione dell'anno agricolo, una pausa per rallegrarsi del raccolto in attesa di tornare a lavorare i campi per la nuova semina.
Il periodo intorno al solstizio d'inverno (21/22 dicembre), invece, era solennizzato dai SATURNALI, una festa che in origine durava un solo giorno (il 17 dicembre), ma che poi fu prolungata fino al 24, alla vigilia di quello che, nel calendario di Giulio Cesare, era Il "Natale del Sole invitto", dove con il termine "sole", come osserva Donatella Cerulli in un articolo sui Saturnali, "non si intendeva il 'Sole' in senso naturalistico, bensi' l'essenza ed epifania del dio Creatore e Vivificatore". I Saturnali, che una certa tradizione cristiana ha svilito, facendoli passare esclusivamente per una festa allegra e licenziosa, esprimono in realta', come nota la stessa studiosa, "un profondo pensiero religioso la cui essenza risale alla Notte dei Tempi, a quella NOTTE di cui auspicavano il ritorno, illuminata dalla LUCE di un FANCIULLO DIVINO". Il nome della festa evoca SATURNO, che in epoca arcaica era considerato il dio italico dell'ETA' DELL'ORO, che rappresenta un'era di pace e di giustizia in cui gli esseri umani "vivevano in intimita' con gli dei, non conoscevano preoccupazioni, fatiche, miserie e dolori. Non invecchiavano..... e, quando arrivava per loro il tempo della morte, si addormentavano dolcemente". Ma Saturno e' costretto a fuggire, e una versione del mito lo dice nascosto nel Lazio (il cui nome, secondo alcuni, significherebbe proprio "rifugio"), ed attende il momento in cui potra' tornare a restituire al mondo pace e giustizia -fiducia di cui si fa interprete il poeta latino Virgilio, ravvisando proprio nella sua epoca -il I secolo a.e.v.- questo ritorno, col governo di Ottaviano.

La storia antica, dunque, ci mostra due tempi festivi religiosi, che segnano solennemente altrettanti momenti di passaggio nel ciclo della natura alla nostra latitudine. Il primo, quello estivo, piu' legato alla vita agraria, il secondo, quello invernale, piu' universale, connesso con il sole che, mentre sembra incalzato dall'oscurita', si ferma, smette, per cosi' dire, di fuggire, e riprende il suo cammino vittorioso -promessa e speranza di una analoga sorte anche per noi fragili esseri umani. E' comunque un fatto che, a mano a mano che le giornate si allungano, la natura respira, i cuori si allargano.
Anche nella vita di oggi, esteriormente cosi' diversa, questi due momenti segnano altrettanti passaggi. Ad agosto si parla ancora di "pausa" estiva, seguita dalla "ripresa" delle attivita' a settembre (l'anno scolastico, ad esempio, va dal 1° settembre dell'anno in corso al 31 agosto del successivo). Le analogie di fine d'anno sono anche piu' consistenti nel loro coinvolgimento emotivo. Non solo l'anno civile ha lo stesso inizio di allora, ma sembra essere identica anche l'attesa connessa a questa "NOTTE ILLUMINATA DA UN FANCIULLO DIVINO", che deve riportare la pace e la giustizia sulla terra.

Ma se e' cosi', non e' lecito pensare che siamo partecipi di una vita che va ben oltre i confini della nostra biografia e che riguarda l'umanita' nella sua interezza, se non addirittura tutta la terra e il cosmo? Che cosa rappresentano davvero questi momenti per la nostra vita in quanto esseri umani? Quali richieste ci vengono dal profondo? Qual e' l'atteggiamento personale giusto per recepirle e corrispondervi?


Nell'antica Roma, in occasione di questi momenti, era prevista la cessazione delle normali attivita' e la sospensione del potere dei padroni sugli schiavi; durante i Saturnali, ad esempio, padroni e schiavi si scambiavano le vesti, e i primi servivano a mensa i secondi, a cui era anche concessa la "licenza" di fare quello che volevano -e forse non si andava tanto per il sottile.
La religione, dunque, riconosceva l'importanza vitale di questi momenti, prendendo su di se' l'onore e l'onere di rispondervi, a nome di tutti, con dei riti che in tempi remoti prevedevano un sacrificio umano, sostituito piu' tardi con l'offerta di ceri accesi; nel contempo, pero', favoriva nei singoli quella frenesia, che e' l'esatto contrario della calma richiesta dalla delicatezza del momento, e che allora poteva giustificarsi nella necessita' di far dimenticare per un poco la triste condizione quotidiana della massa: l'assenza piu' assoluta di liberta'.

E adesso qual e' la nostra situazione in questo angolo di mondo, con tutti i nostri diritti e la nostra liberta'? Non somigliano ancora molto a quelle dell'antica Roma le nostre feste con la loro incalzante e accresciuta ritualita' -quasi un anestetico per una intollerabile mancanza?
Ma se ci manca davvero qualcosa di indispensabile, puo' il rito, qualunque rito -religioso, civile, consumistico- sostituirsi alla coscienza del singolo individuo? La frenesia collettiva puo' mettere a tacere la responsabilita' personale della ricerca? E la licenza sostituire davvero la liberta' di indagare?

Allora, questo acuto malessere, che si va diffondendo, non potrebbe essere, in realta', un aiuto a vivere da persone libere? Non potrebbe essere il segnale di una vera e propria svolta per l'umanita' lanciato nelle coscienze dei singoli individui? Un forte invito rivolto in primo luogo a me, proprio a me che lo registro, a fare spazio a quel raccoglimento di cui sento il bisogno e nello stesso tempo temo?
Che cosa mi accade dopo? Chi puo' dirlo al posto di un altro? Per saperlo non resta che afferrare il capo di questo filo e seguirlo. Posso trovare il coraggio, la pazienza, l'amore necessari per questa avventura?
In tal caso, con un senso di gratitudine verso mia nonna, verso il suo sgomento che mi ha fatto da bussola, potrei dire davvero: "Benedette le feste!".



APPENDICE

L'articolo "I Saturnali" di Donatella Cerulli si trova attualmente (12.12.2002) a questo indirizzo
http://utenti.lycos.it/studipoliteisti/pag1021.htm, e risulta tratto dal mensile "Magicamente".
E' un articolo secondo me interessante che contiene molte informazioni su alcuni miti romani relativi specialmente a Giano e a Saturno.
Ne riporto una piccola parte che riguarda piu' strettamente lo svolgimento della festa.
"I Saturnali si proponevano di ristabilire, anche se solo per pochi giorni, la mitica 'ETA' DELL'ORO', ovvero il regno di SATURNO. Erano la ricorrenza piu' festosa dell'anno e, in seguito, neanche la Chiesa riusci' a sradicare l'idea che questi giorni fossero occasione di una sfrenata allegria, spesso licenziosa. L'autorita' e il potere dei padroni sugli schiavi era temporaneamente sospeso: questi cambiavano i loro abiti con quelli dei loro signori ed eleggevano un Re per le feste, che presiedeva a un grande banchetto in cui il signore serviva a tavola i suoi schiavi. Nel periodo arcaico, questo Re, alla fine delle feste, veniva poi messo a morte. Tale usanza risaliva, probabilmente, al mitivo periodo in cui i PELASGI giunsero a Saturnia. Gli Elleni, dopo aver scacciatogli abitanti del posto, sacrificarono un decimo del bottino ad Apollo ed eressero due templi: uno ad ADE e uno a SATURNO, che identificarono con il loro Crono. Ad ADE sacrificavano teste umane e a Saturno immolavano un uomo. A questo mito si sovrappose quello di ERCOLE, di passaggio da quelle regioni, che convinse i suoi connazionali a non offrire teste umane, ma statuette di argilla e a sostituire l'immolazione di un uomo con l'offerta di ceri accesi, giocando sul fatto che la parola "phota", in greco, vuol dire sia "uomo" sia "luce". Cosi' i Romani, in tempi piu' recenti, anziche' sacrificare uomini usavano scambiarsi in dono ceri e statuette di argilla riproducenti fattezze umane. Durante i SATURNALI i tribunali e le scuole erano chiusi: era proibito iniziare o partecipare a guerre, stabilire pene capitali, e, comunque, esercitare qualsiasi attivita' che non fosse un festeggiamento.....".
 
 
LA PULCE NELL'ORECCHIO IN EVIDENZA
 
AVVERTENZE. Quotidiano dell'Aduc registrato al Tribunale di Firenze n. 5761/10.
Direttore Domenico Murrone
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS