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BTP legati all'inflazione: convengono in questo momento?
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Articolo di Alessandro Pedone
25 settembre 2013 17:35
 
 Nel settore delle obbligazioni siamo in una fase nella quale quelle a scadenze medie e lunghe hanno rendimenti storicamente molto bassi. Sono quindi particolarmente rischiose poiché gli spazi per ulteriori abbassamenti di questi rendimenti sono ormai ridotti all'osso, mentre i pericoli di futuri innalzamenti sono molto significativi. (1)
Nel breve termine, cioè sulle scadenze di 1-3 anni, i rendimenti sono bassissimi e spesso inferiori all'inflazione (anch'essa particolarmente bassa).
In questo contesto, alcuni si chiedono se le obbligazioni legate all'inflazione siano convenienti.
Per valutare la convenienza di queste obbligazioni si utilizza un parametro che viene chiamata inflazione di break-even.
In sostanza non è altro che la differenza fra il rendimento nominale di un titolo a tasso fisso ed il rendimento reale di un titolo con pari scadenza e pari emittente legato all'inflazione.
Quando parliamo di rendimento reale ci riferiamo al rendimento al netto dell'inflazione. Ad esempio, un BTP-ei (quelli legati all'inflazione) acquistato a 100 e con cedola reale del 2% ha un rendimento reale, se portato a scadenza, del 2%. Il rendimento nominale, però, sarà diverso e dipenderà dall'inflazione del periodo. Se l'inflazione sarà dell'1%, allora il rendimento nominale del titolo sarà del 3%.
Un normale BTP a tasso fisso acquistato a 100 con cedola del 3% avrà lo stesso rendimento nominale del 3%. L'inflazione di break-even fra questi due titoli sarà dell'1% (3%, cioè il rendimento nominale, meno il 2%, cioè il rendimento reale).
 
Ci sono diversi fattori che ci possono far preferire un BTP legato all'inflazione rispetto ad uno a tasso fisso o viceversa. Uno di questi è l'aspettativa rispetto all'inflazione futura. Se riteniamo che l'inflazione futura sia simile a quella attuale è ovvio che preferiremmo comprare un BTP legato all'inflazione solo se l'inflazione di break-even sarà inferiore a quella attuale.
Se riteniamo che l'inflazione futura sarà inferiore a quella attuale, non ci basterà che l'inflazione di break-even sia inferiore a quella attuale, ma dovrà essere inferiore anche all'inflazione futura che noi stimiamo.
Come sempre, in finanza, nessuno ha la palla di vetro e nessuno può dire con certezza quale sarà l'inflazione nei prossimi anni.

Attualmente l'inflazione si aggira intorno all'1,2%. L'inflazione obiettivo della BCE è il 2%.
Qual'è l'inflazione di break-even dei BTP Italiani?
Il grafico seguente mostra l'andamento storico (ultimi 5 anni) dell'inflazione di break-even su varie scadenze.

 
La linea bianca mostra l'inflazione di break-even sulla scadenza dei 10 anni. Attualmente è all'1,15%. La linea gialla indica l'inflazione di break-even sulla scadenza di 5 anni. Attualmente è appena sotto l'1%. Notare che per un breve periodo questo valore è stato perfino negativo! Per un periodo brevissimo è stato inferiore allo 0,5%.
La linea verde indica le scadenze sui 15 anni e la linea rosa le scadenze sui 30 anni.
 
Cosa possiamo dedurre da questo grafico? I BTP legati all'inflazione hanno dei prezzi che scontano un'inflazione che rimane bassa sui livelli attuali. Non sono prezzi eccezionalmente bassi come sono stati a dicembre del 2011 o ancora a giugno del 2012.
Può essere interessante acquistare obbligazioni legate all'inflazione se riteniamo che in un prossimo futuro l'inflazione debba ritornare a salire verso l'obbiettivo BCE (cioè il 2%) o addirittura superiore.
  
 
(1) Per approfondire alcuni concetti legati al rischio delle obbligazioni connesso ai tassi d'interesse  invito a leggere un po' di articoli che abbiamo già pubblicato su questo sito:
http://investire.aduc.it/articolo/obbligazioni+quanto+rendono+convengono_18693.php
http://www.aduc.it/articolo/obbligazioni+siamo+bolla+finanziaria_20849.php
http://www.aduc.it/articolo/trappola+dei+fondi+obbligazionari_21302.php
 
 
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