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Coltivazioni coca in Colombia. I dilemmi dei contadini
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Articolo di Redazione
3 agosto 2013 14:04
 
Saul Amado vorrebbe idealmente finire con la coltura della coca, ma e' costretto a manifestare coi suoi colleghi contro l'eradicazione di questa attivita' nella regione di Catatumbo, nel nord-ovest della Colombia. Da qualche settimana, questo agricoltore di 39 anni ha abbandonato la sua attivita' per manifestare coii contadini che protestano contro l'eradicazione delle colture vietate, molto redditizie per loro, ed esigere dal governo un aiuto per assicurarsi una transizione accettabile verso le colture alternative. Da 52 giorni, i manifestanti bloccano la strada princiaple che collega Cucuta a Tibu, nella provincia del nord di Santander. “Se riparano le strade e migliorano l'aiuto agli agricoltori, noi possiamo strappare l'ultima pianta di coca in cinque anni”, assicura Saul all'agenzia France Press (AFP). Ma allo stato dei fatti, spiega che se per esempio coltivasse della manioca, il suo trasporto a dorso d'asino e poi in battello, gli costerebbe il prezzo del suo raccolto. “Con un ettaro di coca, che e' facile da raccogliere (gli acquirenti vanno essi stessi a prendersi le foglie, ndr) si puo' avere ogni due mesi tra 4 e 5 milioni di pesos (tra 2.100 e 2.600 dollari), e questo ci permette di vivere”, spiega.
Una regione con forte potenzialita' lasciata a se stessa
Catatumbo, regione diseredata vicina al Venezuela, e' stata al centro degli scontri tra esercito, guerriglia di sinistra e paramilitari di destra negli anni 1990. Come molti altri, Saul e' stato cacciato dalla sua piccola proprieta' dai paramilitari, prima di poterci tornare solo dieci anni dopo. Questa zona, che ha una biodiversita' eccezionale e ricche risorse di petrolio e carbone, e' oggi una delle principali regioni di produzione della coca, pianta tradizionale delle Ande, di cui, secondo l'ONU, la Colombia e' il primo produttore mondiale. Luz, un altro agricoltore di Catatumbo, prepara il pranzo per una sessantina di contadini che lavorano a Tibu dopo l'inizio del movimento. All'AFP sottolinea che con “una strada si potrebbero seminare altre cose, oltre la coca, e portarle agevolmente verso i punti di vendita”. Ma non e' tutto -aggiunge- perche' a Catatumbo manca anche “la luce elettrica, centri sanitari e scuole” illustrando il ventaglio delle rivendicazioni dei manifestanti in materia sociale. Jose Abril, uno dei leader dell'Associazione contadini di Catatumbo, conferma che i manifestanti reclamano “la sostituzione graduale delle colture. Ma occorre anche pensare alla sanita' e all'educazione per gli agricoltori”.
Un conflitto che si irrigidisce
I manifestanti reclamano anche il consolidamento delle riserve agricole autonome, modello creato nel 1994 per proteggere la proprieta' della terra ed evitare nuovi trasferimenti forzati. “La zona di riserva agricola e' essenziale perche' garantisce che non ci saranno altri trasferimenti, sia che siano provocati dalle azioni dei paramilitari o dal governo che cede le terre a delle multinazionali per gli scavi minerari”, dice Abril. Il conflitto e' sempre piu' teso a Tibu, poiche' i blocchi dei contadini paralizzano le attivita' di un campo della compagnia di Stato Ecopetrol, nonche' di importanti piantagioni di palme africane. Da luglio, alcune manifestazioni sono degenerate in scontri con le forze dell'ordine, provocando quattro morti tra i manifestanti. L'ufficio ONU della Colombia ha condannato “l'uso eccessivo della forza” da parte delle autorita'. Per riprendere il dialogo con il governo, gli agricoltori di Catatumbo hanno annunciato, per dimostrare la propria disponibilita', che leveranno i blocchi questo fine settimana. All'inizio della prossima settimana, presenteranno ufficialmente le proprie rivendicazioni sulle zone di riserva, un indennizzo a 300 famiglie colpite dalle campagne di eradicazione della coca e un finanziamento per le colture alternative.

(Articolo di Lissy DE ABREU, per l'agenzia France Presse – AFP del 03/08/2013)
 
 
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