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Francia. Intervista al presidente dell'Admd
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Articolo di Marc Vignaud
15 settembre 2008 0:00
 
A seguito del caso di Chantal Sebire, la malata incurabile che chiedeva il diritto di morire dignitosamente, e' stata istituita una commissione di valutazione della legge sui diritti dei malati e il fine vita, la loi Leonetti varata nel 2005. La commissione e' stata voluta dal primo ministro, François Fillon e a presiederla e' stato chiamato Jean Leonetti, autore della legge attuale. In settembre la commissione concludera' le audizioni di malati, famiglie e associazioni di pazienti. Sul tema, il giornale Le point.fr ha intervistato Jean-Luc Romero, presidente dell'Associazione per il diritto a una morte dignitosa (ADMD).

- C'e' la possibilita' che la commissione di valutazione Leonetti faccia avanzare l'attuale legislazione sui diritti dei pazienti in fin di vita?
- All'inizio si poteva pensare che con l'affare Chantal Sebire la commissione sarebbe potuta approdare a qualcosa. Aveva lo scopo di valutare la legge Leonetti, ma anche d'indicare le tracce per migliorarla ed eventualmente andare piu' lontano. Oggi, sono molto meno ottimista. In primo luogo perche' e' un po' singolare voler far valutare una legge dall'autore che l'ha messa in piedi. Tanto piu' che questi si e' circondato di persone che sono globalmente sulla sua linea o, in ogni caso, contrari alla legalizzazione dell'eutanasia. Le cose erano viziate in partenza. E poi, quest'estate, Leonetti ha rilasciato delle dichiarazioni chiare in cui ha detto, in sostanza, che la "formula d'eccezione" non poteva essere messa in opera da una grande commissione nazionale poiche' essa non puo' decidere sulle persone che possono fruire dell'eccezione.Sul punto, l'Associazione per il diritto a morire con dignita' (ADMD) era d'accordo nel dire che non fosse quella la soluzione. Alla fine, il solo progresso di cui si e' saputo, e' la creazione di un osservatorio sul fine vita che tutti reclamano, ma che non avrebbe impedito di fare altri passi avanti. Spero ancora di sbagliarmi. Si possono avere ancora delle buone sorprese visto che il rapporto della missione Leonetti non sara' reso pubblico che a novembre.

- In che cosa e' insufficiente la legge Leonetti? - Intanto c'e' una constatazione che fanno tutti, il signor Leonetti compreso, ed e' che la sua legge non e' conosciuta dalla popolazione. In questo campo c'e stata una carenza totale da parte dei poteri pubblici. La sola associazione che ne ha fatto in modo massiccio una presentazione sotto forma di documento pubblico sui diritti dei malati e' l'ADMD. Adesso il Governo dovrebbe farlo anche lui, ma negli ultimi anni noi siamo stati i soli a svolgere quest'azione. Poi, il testo non risponde a tutte le situazioni. Il grido di Chantale Sebire e il dramma del giovane Remy Salvat provano a che punto essa sia insufficiente. E' quanto ho cercato di dimostrare alla commissione Leonetti. Ci si dice che la legge e' adeguata per la maggioranza dei casi. E' falso. Nei Paesi che hanno una legge sull'eutanasia, come il Beglio e l'Olanda, non e' qualcosa d'eccezionale, e' lo 0,5% dei casi in Belgio e il 2% in Olanda. Se si traspongono queste cifre in Francia, sarebbero 2.500 e 10.000 persone che chiedono ogni anno di essere aiutate a morire. Esiste l'uno o il due per cento di francesi che non sopportano piu', in un momento o l'altro, le sofferenze, e hanno bisogno che gli si permetta d'accedere a quella che si chiama la buona morte.

- Non ci sono rischi d'abuso se l'istituzione di una legge riconoscesse l'eutanasia? - Gli abusi esistono nel quadro della legge attuale. Nel quadro della commissione Leonetti, e anche in quella precedente, dei medici sono venuti a dire che l'eutanasia attiva esiste nel nostro Paese. Oggi, in Francia, il 100% delle eutanasie e' illegale mentre in Belgio e in Olanda tutto e' controllato. Una legge sull'eutanasia proteggerebbe la gente poiche' si sarebbe sicuri di cio' che chiedono, mentre in Francia si eutanizzano persone che non hanno chiesto nulla, anche se vien fatto per motivi compassionevoli.

- Quali condizioni bisogna inserire in un'eventuale legge sull'eutanasia per evitare gli abusi?
- La prima delle condizioni da porre in una legge e' quella della volonta' della persona che dev'essere messa al centro del dispositivo. Una legge dovrebbe permettere al personale medico di aiutare a morire, in maniera attiva, i pazienti che sono in un'impasse terapeutica, vale a dire in una fase avanzata o terminale di una malattia incurabile o che si trovino -o pensano di esserlo- in una situazione incompatibile con la dignita'. Era il caso di Vincent Humbert o piu' recentemente di Remy Salvat. Come si esprime questa volonta'? E' semplice, e' il paziente stesso che dice di desiderare la fine delle sue sofferenze.Se non ha piu' i mezzi per dirlo, la sua volonta' passa per l'intermediazione del suo fiduciario, se ci sono le direttive anticipate del malato. Poi, un medico, oppure due medici, verificano, come avviene in Belgio, che il paziente sia davvero nelle condizioni di fine vita o che abbia delle sofferenze insopportabili o che non le possa assolutamente piu' sopportare. Da quel momento, una commissione esamina i dossier per verificare che non ci siano stati abusi particolari.

Tratto da LePoint.fr (trad. di Rosa a Marca)
 
 
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