Mentre imperversa l'auto-pubblicità della Rai sul nuovo canone tv "facile da pagare come accendere una lampadina", si è aperto un dibattito asprissimo sull'ultima impresa dell'Onorevole Michele Anzaldi (PD), segretario della Commissione parlamentare di vigilanza.
Proprio in veste di segretario dell'organismo di indirizzo sulla tv pubblica, è arrivato a chiedere il licenziamento di Massimo Giannini, conduttore del programma televisivo “Ballarò”, reo di aver definito “incestuosi” i rapporti tra Governo e banche a seguito della vicenda Banca Etruria in cui è coinvolto il padre del ministro Maria Elena Boschi.
Chi scrive ritiene che il ministro Boschi, almeno da quanto emerso fino ad oggi, non abbia responsabilità personali nella vicenda Banca Etruria e che la campagna politica lanciata contro di lei sia piuttosto infondata. Una democrazia liberale si fonda sulle garanzie individuali quali la responsabilità personale e la presunzione di innocenza, principi contro i quali - ahimé- alcune forze politiche hanno fatto e fanno fortuna. Se il commento di Giannini fosse stato specificamente mirato al ministro Boschi, quindi, non lo avrei condiviso neanch'io.
Ma una democrazia liberale protegge con altrettanta convinzione le libertà di espressione e di stampa, gli unici strumenti che (almeno in teoria) possono consentire all'individuo di conoscere per deliberare. Questo significa non solo accettare, ma soprattutto promuovere e difendere il pluralismo di opinioni, inchieste giornalistiche e giudizi (politici) in merito a qualsiasi vicenda che sfiora la politica, e a maggior ragione il Governo della Repubblica.
Ecco perché l'ultima impresa censoria del segretario onorevole Anzaldi è stata straordinariamente efficace: con poche parole ha indebolito la democrazia e i suoi principi, ha riaffermato con forza il controllo che i partiti politici esercitano sulla tv pubblica e, volendoli sopprimere, ha finito per rafforzare i sospetti sul ministro Boschi. Un capolavoro.
Una domanda al PD: ma proprio segretario della Commissione Rai dovevate farlo? Non sarebbe stato meglio, che so, piazzarlo in Commissione Difesa dove ci si occupa di gerarchie militari, piuttosto che di libertà di informazione?
Comunque, di fronte ai rapporti incestuosi tra potere politico e tv pubblica, ci rimane pur sempre una grande consolazione: da quest'anno, pagare il canone Rai sembra sia diventato un vero e proprio affare.