E’ uno dei tormentoni di chi, in un condomìnio, paga regolarmente la propria bolletta dell’acqua, ma sempre col timore di dover anticipare i soldi anche per le bollette dei morosi.
Ma come, non c‘era la legge di riforma del condominio (220/2012) che aveva messo i puntini sulle “i” sancendo che, in presenza di un contatore condominiale, se c’era uno che non paga, il gestore si deve rifare direttamente con l’inadempiente, e solo dopo averle provate tutte, inclusi gli atti esecutivi, poteva pretendere il pagamento dal condominio nel suo insieme (1)? Certo c’è la legge, ma nel nostro Paese – gestori idrici tra gli altri –
vige il sistema che le leggi non vanno rispettate, ma interpretate, valutate, soppesate e – fatti due calcoli – considerare se vale la pena applicarle o far fronte alle spese della non-applicazione, visto che queste ultime sono quasi sempre inferiori ai guadagni che derivano dalla violazione della stessa legge… tanto, non c’e’ recidiva che aggraverebbe la situazione degli inadempienti.
Cosa succede.
Se un condòmino allacciato al contatore dell’intero condomìnio non paga la propria bolletta, il gestore, nonostante la legge dica che debba fare al contrario, comunica all’intero palazzo che se non viene pagata quella specifica bolletta, il servizio idrico verrà sospeso a tutti. Spesso ci sono di mezzo i letturisti che fanno i furbi: aziende che, a pagamento, leggono i singoli contatori, raccolgono i soldi e versano al gestore i soldi solo quando hanno raccolto i pagamenti di tutti; ma anche se manca il pagamento di un solo condòmino, non versano al gestore i soldi raccolti e aspettano che quest’ultimo faccia ciò che ritiene opportuno per farsi pagare l’intera bolletta condominiale… tanto loro sono solo letturisti….
A fronte della possibilità del
taglio del servizio, va da sé – stiamo parlando di acqua – che quelli che hanno pagato (spesso attraverso l’amministratore del condomìnio) versano i soldi anche per chi non ha pagato, accollandosi quindi il contenzioso per il recupero nei confronti dell’inadempiente.
Cioè: di fronte al ricatto del taglio del servizio idrico, il condomìnio si fa carico di quanto la legge stabilisce che dovrebbe fare il gestore idrico direttamente nei confronti di chi non ha pagato. Certo, il condomìnio può anche non pagare e diffidare il gestore idrico perché faccia quello che dice la legge, ma nel frattempo il tempo passa e il gestore idrico, che ha diffidato l’intero condomìnio perché paghi, se non vede i soldi taglia il servizio. Poi, ammesso e non concesso che qualcuno faccia causa al gestore idrico, dopo anni e anni di tribunale, è probabile che il gestore idrico sia condannato a pagare i danni che ha causato ma col beneficio del fatto che l’eventuale taglio del servizio è durato pochissimo tempo (chi accetta di stare senz’acqua, dovendosi “solo” far carico del pagamento, sbriciolato fra tutti gli altri che hanno già pagato, della bolletta di un solo inadempiente?).
Questa è la fotografia di una beffa gestita con l’arroganza di chi sa di avere un potere legato alla necessità e, pur se illegale, lo esercita senza scrupoli. In Italia, tra tutti i vari gestori idrici che godono di questa situazione, ha fatto scuola e continua a farlo quello dell’area fiorentina, Publiacqua (2).
Ma è di oggi la notizia (3) che anche nella città di
Brescia, nonostante le rimostranze di alcuni amministratori di condominio, il gestore locale, A2A ciclo idrico, ha inviato una comunicativa in cui trasformerà i contatori individuali in condominiali (ci aveva provato già nel 2017, ma poi si era tirato indietro): siccome ci sono i riscaldamenti condominiali, non vede perché non ci debbano essere anche i contatori condominiali. In sostanza questo gestore dice che lui fa quello che gli pare e piace, visto che la legge non gli impedisce nulla nello specifico, soprattutto quando questo “pare e piace” significa per lui riduzione di contenzioso e morosità.
E gli utenti?
Questi gestori idrici sono tutte società sotto il controllo pubblico, spesso in conflitto di interessi visto che il loro operato è controllato dalle stesse amministrazioni pubbliche che sono azioniste. La loro vocazione pubblica è un continuo mix in cui soppesano il loro servizio, e l’applicazione dello stesso, rispetto a logiche di azionariato privato… dove ad avere prevalenza sono le iniziative di far tornare i conti… niente di male, per carità… ma siamo sicuri che le strade che scelgono (come nel caso bresciano che abbiamo riportato) siano l’unica soluzione, visto che per applicarle devono violare la legge (220/2012 sul condominio), e non piuttosto una scorciatoia fine a se stessa? Sapendo di essere erogatori di un servizio indispensabile (acqua), e sapendo che le rivalse in caso di loro violazioni delle norme sono praticamente inesistenti o insignificanti dal punto di vista economico, chi glielo fa fare di ragionare dalla parte di un utente sotto ricatto del taglio del servizio?
C’è più di qualcosa che non torna in quello che abbiamo presentato. Soprattutto in considerazione che alcuni anni fa è stato approvato un referendum che stabiliva, in materia di servizio idrico, la priorità dell’aspetto pubblico rispetto a quello privato… e se non è “aspetto pubblico” la difesa e la facilitazione del servizio per l’utenza, cos’altro è? Noi abbiamo l’impressione che qualcuno giochi a farsi bello (facendo tornare i numeri di gestione) qualunque sia il prezzo da far pagare, alle vittime/utenti in questo caso.
Il governo nazionale in carica dice di essere sensibile a queste tematiche, e così sembra che sia anche per l’attuale maggioranza in Parlamento.
Si esprime così questa loro sensibilità?
NOTE
1 -
https://www.aduc.it/comunicato/contatori+condominiali+nuova+legge+condominio+vieta_21404.php
2 – Qui uno dei tanti casi e i link alle varie iniziative di Aduc:
https://www.aduc.it/comunicato/publiacqua+firenze+distacco+servizi+asportazione_23281.php
3 - IlSole24Ore del 02/04/2019