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Acqua. Tubi o colabrodo? Moriremo illusi e pagando sempre troppo
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Comunicato di François-Marie Arouet
21 marzo 2022 12:42
 
 Il 36,2% dell’acqua immessa in rete nel 2020 si disperde prima di giungere ai nostri rubinetti. Così l’Istat.
Sembra proprio che i tubi dei nostri acquedotti siano dei colabrodo… dato evidentemente non conosciuto da quell’86% della famiglie che si dichiara soddisfatto del servizio idrico e, come se non bastasse, quasi il 70% dice di essere attento a non sprecare acqua.
Poveracci questi 7 italiani su dieci, ché se sapessero con chi hanno a che fare per la gestione del servizio, è probabile che si ricrederebbero. Soprattutto se facessero due conti: quanto ci costerebbe in meno l’acqua se non ci fosse questa dispersione? I gestori, che sono consapevoli di queste dispersioni, cosa fanno per evitarle? I loro utili, pagate maestranze e ordinaria manutenzione, dove finiscono? Certo, si tratta di aziende a capitale privato, quindi è giusto che degli utili ne facciano quello che credono, ma …. quasi tutti questi “privati” sono aziende di capitale pubblico che, evidentemente, usano gli utili per altre cose che non la dovuta manutenzione della rete. Sembra proprio che a queste aziende vada bene il 36% di dispersione, tanto i conti tornano uguale, i consumatori pagano cifre anche iperboliche… del resto, se 7 consumatori su 10 sono soddisfatti… tutto va bene, anzi benissimo.

Ricordiamo i referendum che ci sono stati perché l’acqua fosse solo pubblica e quindi nessuno dovesse lucrare su questo bene primario, farci risparmiare e fare risparmiare lo Stato? Fumo negli occhi, visto che l’acqua era e rimane pubblica, con la sola differenza che la gestione oggi è fatta da aziende di capitale pubblico la cui caratteristica è fare soldi per evidentemente altre esigenze pubbliche, visto che i tubi sono colabrodo.

I sostenitori della gestione al privato sostengono che si eliminerebbero monopoli e inefficienze, il che porterebbe a una diminuzione dei prezzi, mentre i difensori della gestione tutta pubblica ritengono che la logica del profitto indurrebbe le imprese a fornire acqua a prezzi maggiori.
Una soluzione potrebbe essere la regolamentazione pubblica dei prezzi, con lo Stato che indice gare, il privato che esegue e lo Stato che controlla. Ma sembra che nessuno sia interessato a risolvere. Preferendo mantenere l’attuale situazione di dispersione del 36%, con danni economici e ambientali.
 
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