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CONFERENZA DROGA DI PALERMO
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Comunicato 
29 settembre 2000 0:00
 


UNA FIERA DI FUSTIGATORI RESPONSABILE DELLA MORTE DI CENTINAIA DI MIGLIAIA DI PERSONE

Firenze, 29 Settembre 2000. Si e' conclusa la lunga conferenza mondiale sulla droga che si e' tenuta a Palermo. Il documento conclusivo -com'era nelle aspettative- condanna qualunque legalizzazione e l'uso delle droghe illegali, perche' soffocherebbe le aspirazioni umane, contaminando corpo e anima e corrompendo la societa'. Il presidente della conferenza, don Vincenzo Sorce, ha detto che "chi concepisce una tolleranza sociale sull'uso di droghe, ha un'altra visione della vita e della societa' rispetto alla nostra".
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Abbiamo assistito ad una fiera di fustigatori di costumi, con tanto di giustificazione e riconoscimento ufficiale (alte cariche dello Stato sono intervenute in quella sede), che parlandosi addosso, non ha trovato di meglio che continuare a proporre la sua complicita' e responsabilita' per le migliaia di persone che muoiono ogni anno per la sua politica sulle droghe, per la sua ipocrisia, per il suo immobilismo, per il suo parassitismo sulle disgrazie e debolezze dell'umanita'; senza un minimo di proposte e di confronto che non fosse la beatificazione di politiche che hanno prodotto e alimentano la situazione attuale.
Ci rendiamo conto che stiamo esprimendo un duro giudizio, ma e' giusto che sia cosi' quando i predicatori di morte pretendono di lanciare messaggi di vita, credendo che chi li ascolta sia ignorante, disinformato e succube della loro presunta autorita', fatta di bastoni e carote. Nel momento in cui -come nel documento finale- dicono che le droghe illegali sono causa di tutti i mali possibili e immaginabili, perche' le droghe non vanno socialmente tollerate, volutamente dimenticano le droghe di tutte le culture, compresa la loro, l'alcool e il tabacco che, per il fatto di essere legali, non sono non-droghe, ma solo meno pericolose di quelle illegali: per procurarsele, il consumatore e' costretto ad ingrassare la malavita ricorrendo al mercato clandestino e a rischiare la pelle perche' sono sostanze prodotte senza alcun controllo sanitario.
Questi predicatori lo sanno bene, come sanno che i morti non sono tanto per il consumo di droghe, ma per il fatto che sono illegali, tant'e' che, dove si fanno esperimenti di distribuzione controllata da autorita' sanitarie (come in Svizzera, Olanda, Gran Bretagna e alcuni lander tedeschi), i decessi correlati al consumo sono quasi spariti. E questi predicatori sanno anche bene che oltre il 70% della popolazione carceraria e' tale per reati correlati a questo mercato illegale, a cui vengono consegnati buona parte dei disperati del terzo e quarto mondo che vengono a cercare fortuna nel nostro Paese, e non solo.
Se in questi anni, il fiorire del mercato della droga, fosse stato frutto di politiche legalizzatrici, potremmo anche ascoltarli con una certa attenzione. Ma e' vero proprio il contrario: e' la loro politica che ha fatto crescere questo mercato e consegnato centinaia di migliaia di giovani al business della delinquenza. Le certezze di questi predicatori sono solo litanie per cercare di continuare a mantenere il potere spirituale e materiale sugli individui, condizionando gli Stati perche' siano strumenti nelle loro mani, in nome di una purezza che loro stessi perdono nel momento in cui si siedono a tavola per bersi un bicchiere di vino.
 
 
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