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SCIOPERI AEREI E LIBERALIZZAZIONE
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Comunicato 
18 gennaio 2001 0:00
 


SPETTA AL LEGISLATORE INTERVENIRE CONTRO IL RICATTO SINDACALE E L'ARROCCAMENTO DEGLI IMPRENDITORI, FACENDO GLI INTERESSI DEI CONSUMATORI

Firenze, 18 gennaio 2001. Mentre i dati confermano la riuscita dello sciopero del trasporto aereo, con i cieli italiani praticamente immobilizzati e la penalizzazione dell'Alitalia, non si capisce dove vogliano andare a parare i sindacati che stanno cantando vittoria. Avremo immagini meno drammatiche sugli aeroporti, dove i bivacchi dei passeggeri sono stati meno penalizzanti che in altre occasioni grazie all'informazione sul blocco che e' circolata, ma il dato di fatto di un Paese immobilizzato per le rivendicazioni di qualche migliaio di persone rimane, cosi' come rimane la penalizzazione che i passeggeri hanno dovuto subire rinviando i loro viaggi o attrezzandosi in altri modi con relativo intasamento e disagi di ferrovie e trasporto su gomma (tra l'altro difficile in questi giorni per il maltempo).
La solita sirena del diritto di sciopero -dice il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito- non regge neanche in questa occasione come in altre: la politica "mors tua vita mea", dove il morto e' il diritto di trasporto e il diritto di viaggiare e' un prezzo ormai piu' che alto, ma fuori mercato che nessuno e' piu' disposto a pagare.
Non solo, ma le dichiarazioni di vittoria che oggi hanno rilasciato i sindacati Anpac, Uil Trasporti e Filt Cgil sembrano piu' che altro il "de profundis" per le politiche di liberalizzazione, nello specifico e piu' in generale.
Non crediamo che il trasporto aereo in Italia goda di un mercato e di una liberta' che consenta di offrire prodotti migliori a prezzi competitivi, ma certamente e' un ambito, rispetto ad altri, dove la liberalizzazione ha fatto passi maggiori. E dove tutti gli impedimenti sono nelle politiche sindacali, che mirano alla rigidita' del mercato e -consapevoli o meno, poco importa- allo sgretolamento della loro controparte lavorativa. Sembra quasi che i sindacati vogliano far si' che all'Alitalia succeda, in salsa italiana, cio' che e' accaduto alla svizzera Swissair o alla belga Sabena. Quale vantaggio ne trarrebbero? Non hanno capito che con una controparte che si deve confrontare con un mercato concorrenziale (sempre con tutte le riserve che nutriamo su questa concorrenzialita'), la rigidita' salariale e occupazionale, nonche' l'umiliazione economica dello sciopero, alla fin fine penalizzera' anche loro. I sindacati usano metodi di lotta e di confronto come se avessero di fronte uno "Stato mucca", da mungere fino allo sfinimento, perche' continuano a credere che la voragine del debito pubblico sanerebbe ogni difficolta', mungendo a sua volta dalle tasche dei sudditi.
Ma non e' piu' cosi'. Perche' sul mercato occorre confrontarsi con concorrenza e consumatori che, se fino a qualche anno fa per andare da una citta' ad un'altra non avevano altra scelta, oggi possono scegliere anche rispetto alla potenzialita' di "scioperosita'" di un vettore. E non si tratta di difendere Alitalia (che tra l'altro ha difficolta' di competizione anche perche' e' ancora in mano allo Stato), ma il servizio che questo vettore espleta su alcune rotte che, grazie agli scioperi, viene a mancare.
Se guardiamo la questione da questa angolazione, appaiono inutili le critiche che il sindacato rivolge al piano industriale dell'Alitalia, portandolo, in quanto giudicato perdente, come esempio della difficolta' della loro trattativa, e da qui lo sciopero. Le liberta' economiche in gioco sono tre e non solo una come vorrebbe far credere il sindacato, cioe' la loro. Lavoratori, consumatori e imprenditori devono essere con pari dignita' perche' il mercato possa funzionare. Mentre oggi i sindacati dei lavoratori si sentono in dovere di dare lezioni di economia agli imprenditori per lo sviluppo delle loro aziende, gli imprenditori non riescono ad esser tali ma solo casematte di un aziendalismo basato sulle concessioni dell'assistenzialismo statale e su poteri di trattative politico/giudiziarie (vedi il caso dei voli da/per la Sardegna) piuttosto che padiglioni di capacita' economiche. I consumatori (con il loro potere di scelta), infine, sono il soggetto mancante, anche se linguisticamente osannato: mai come in questo settore la condizione di suddito ben sostituisce quella di consumatore.
E' evidente che solo un pesante intervento del legislatore puo' essere incoraggiante per uscire da questa impasse e questo continuo ricatto dei sindacati e arroccamento assistenziale degli imprenditori. Chi di dovere dovrebbe dimostrare, coi fatti, di fare gli interessi dei consumatori, e non solo di mettere pezze e tamponi a tutto cio' che appaia debordare dalla precaria stabilita' a cui si e' abituato.
 
 
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