testata ADUC
SCIOPERO DEGLI INSEGNANTI
Scarica e stampa il PDF
Comunicato 
9 ottobre 2000 0:00
 


GLI UNICI CHE CI RIMETTONO SONO GLI STUDENTI.
PERCHE', INVECE DI ABBANDONARE GLI ISTITUTI, PER RIVENDICARE I LORO DIRITTI NON SI RINCHIUDONO DENTRO?

Firenze, 9 ottobre 2000. Non sappiamo se gli insegnanti abbiano ragione o meno nello scioperare. Probabilmente per giungere a forme cosi' estreme di manifestazione del loro dissenso con le scelte del Governo, avranno buone ragioni, che pero', a nostro avviso, non giustificano il mezzo utilizzato.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
A meno che gli insegnanti non vogliano comunicare agli studenti che il mezzo migliore per far valere le proprie ragioni sia quello dello sciopero. Puo' darsi: ognuno ha le sue scuole di pensiero e i suoi metodi, per giungere ai risultati che si prefigge. Ma resta il fatto che il blocco dei servizi forniti in regime di monopolio ha sempre, solo ed esclusivamente una vittima: il fruitore di questi servizi. La controparte -in questo caso il ministero della Pubblica Istruzione- sarebbe capace di sentire anche con altri metodi, forse anche piu' cruenti dal punto di vista mediatico, ma si deve accontentare del solito, banale, dannoso (per gli studenti) sciopero.
La capacita' di un movimento di rivendicazione si vede anche da queste cose: non creare disagi all'utenza e agire in modo tale da farsela alleata. In genere, a parte i casellanti dell'Autostrada, nessuno lo fa, per cui, ogni volta che qualcuno deve rivendicare qualche suo diritto, ne fa pagare le spese ad altri, esasperando la situazione quando si tratta di servizi di cui si gode l'esclusiva statale di prestazione.
Sarebbe stato tanto difficile, per esempio, invece di non andare a scuola, restarci? Proprio come fanno gli studenti con le cosiddette occupazioni: perche' hanno capito che l'accusa piu' frequente, quando fanno sciopero, e' quella di voler marinare la scuola, per cui diventano poco credibili, e allora si sono rifatti questa credibilita' non uscendo dalle loro scuole; magari organizzando anche corsi di studio -sicuramente piu' funzionali e attraenti per i loro interessi rispetto ai corsi tradizionali- durante le occupazioni.
No, non ci riescono, per cui tutti a casa, compresi gli studenti che pagano le tasse per un servizio che sono obbligati a non avere. Se gli insegnanti volevano dare una lezione civica di vita, hanno scelto proprio un metodo sbagliato, e la loro considerazione -negli studenti e nelle loro famiglie- e' come quella dei ferrovieri che bloccano i treni, gli impiegati del Comune e delle Poste che bloccano l'anagrafe e gli uffici postali, e cosi' dicendo.
L'unico fatto positivo e' che, per i giorni in cui gli insegnanti non andranno a scuola, gli studenti avranno una pausa rinfrescante nella lotta quotidiana che devono sostenere contro la scuola, in tutti i sensi, ma che sarebbe bene la sostenessero invece di essere costretti ad evaderla.
 
 
COMUNICATI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS