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AUMENTO DEI PREZZI: IL DITO DELL'ANTITRUST SULLA PIAGA
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Editoriale di Vincenzo Donvito
15 febbraio 2003 0:00
 
Il presidente dell'Antitrust, Giuseppe Tesauro, e' stato ascoltato dalla Commissione Attivita' Produttive di Camera e Senato per l'indagine conoscitiva sull'inflazione. E ne e' venuto fuori uno spaccato che gia' si conosceva e che gia' altre volte era stato denunciato dalla stessa Autorita', ma che e' sempre rimasto nell'alveo della -in questo caso- inutile speculazione e attivita' di consulenza economica de-monopolizzante dell'ufficio del prof.Tesauro.
L'indice del Garante e' sempre puntato li': l'impossibilita' -sanzionata altrimenti dalle leggi- delle vendite sottocosto e la difficolta' dell'estensione della grande distribuzione. Che degli effetti della cosiddetta legge Bersani (che avrebbe liberalizzato le licenze commerciali) non ne ha subito alcun vantaggio. Anzi, una maggiore e piu' rigida disciplina sotto l'egida del potere delle Regioni. A dimostrazione che il legislatore si e' solo rifatto il trucco, conservando la solita faccia di monopolista, per aggiornarsi alle nuove dimensioni del mercato e del commercio. Infatti sono state liberalizzate le licenze dei piccoli esercizi commerciali, ma non quelle delle grandi superfici, ovviamente perche' il business e' da questi ultimi che passa.
Il risultato e' quello denunciato dall'Antitrust: porre delle limitazioni alla diffusione della grande distribuzione significa "indebolire l'operare della concorrenza e impedire che le riduzioni dei costi associate alla maggiore dimensione raggiungano i consumatori". E Tesauro continua: se il numero degli ipermercati e' inferiore a quello necessario per soddisfare la domanda dei consumatori, "gli ipermercati esistenti mantengono un rilevante potere di mercato e i loro prezzi rimangono elevati. Come conseguenza rimangono elevati anche i prezzi al dettaglio tradizionali".
Una fotografia che fa decisamente passare in secondo piano le schermaglie sulle rilevazioni Istat e i tentativi di autodifesa delle varie categorie commerciali per gli aumenti dei prezzi. Non perche' queste ultime non siano cose importanti, ma perche' non sono al centro del problema, cioe' li' dove si forma il vizio di mercato che determina l'abuso da parte di uno dei suoi attori. E dove l'intervento del legislatore potrebbe essere determinante. Ma questo intervento proprio non c'e', rafforzando cosi' l'esistente. Che e' quello denunciato da Giuseppe Tesauro.
 
 
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