Sabato e domenica prossima 359 milioni di europei dovrebbero andare a votare per rinnovare il Parlamento, 47 milioni in Italia. La campagna elettorale offre di tutto, con caratteristica dominante le tematiche nazionali e poco quelle europee. In Italia, tra europeisti federalisti dichiarati ed europeisti che vogliono ridimensionare il progetto federalista, i leader di diversi partiti si sono candidati non per andare a Strasburgo, ma per un sorta di referendum sulla propria popolarità nazionale e del proprio partito.
E’ bene ricordare che, in occasione del voto sul Patto di stabilità (per regolamentare i conti pubblici sotto il deficit del 3% del Pil e i debiti sotto il 60% del Pil), tutti i partiti (tra astensioni e contrari) non lo hanno votato, mentre il nostro governo (schizofrenia della politica) lo ha poi approvato. Tangibile espressione che questi partiti intendono far parte dell’Ue come attori passivi e sanguisughe.
Infatti - nessuno escluso - in campagna elettorale, che vogliano o meno rafforzare il progetto federalista europeo, questi partiti chiedono più soldi all’Europa per i Governi nazionali o - pochi - alcuni obiettivi di comune interesse… anche con poco pudore, visto che siamo noti per non essere in grado di utilizzare i fondi europei e spesso li rispediamo indietro.
Queste richieste, quasi sempre fatte anche da chi auspica minore pressione fiscale nazionale e talvolta anche meno trasferimenti di sovranità tra Stati e Unione, sembrano frutto di irresponsabilità e cialtroneria. I soldi dell’Ue non crescono sugli alberi ma vengono da tasse, debiti e moneta (maggiore inflazione). Tasse, cioè parte del reddito nazionale lordo e dell’Iva dei singoli Paesi, nonché dai dazi doganali sulle importazioni dall’esterno dell’Ue. Debiti, quelli che, per esempio, sono stati contratti per garantire i vaccini Covid a tutti i Paesi membri che, altrimenti, si sarebbero fatti la lotta fra di loro per procurarseli (e garantito che l’Italia non avrebbe avuto la meglio).
A differenza di quanto ci viene offerto per votare tizio o caio, noi crediamo che ai consumatori e ai cittadini non sarebbe necessaria una Europa che elargisca maggiore denaro, ma che faccia bene quel che fa, auspicabilmente sotto il controllo del proprio Parlamento e non degli Stati nazionali. Ue come soggetto autonomo politico, sociale, economico e militare con un ruolo continentale ed internazionale, anche a partire da meno iper-regolamentazione come quella che oggi abbiamo.
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