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Aumento dei prezzi
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Editoriale 
1 gennaio 2003 0:00
 
Il presidente della Commissione Ue, Romano Prodi, in un'intervista al quotidiano "La Stampa" del 30 dicembre, cerca di argomentare sulle possibili responsabilita' degli aumenti dei prezzi ben al di l'a dei dati ufficiali e delle previsioni. Guidato dal suo euro-entusiasmo Prodi ci dice solo che e' colpa dei Governi nazionali, che' non avrebbero messo ben a punto gli impegni presi su controlli e monitoraggio, mentre l'euro e' tutto un successo, specialmente per la praticita' che ha fatto acquisire a chi, come lui, e' sempre in viaggio.
A parte che la mobilita' del nostro premier europeo non crediamo possa essere utilizzata come esempio per la praticita' e l'utilita' della moneta unica, noi che ogni giorno ascoltiamo le lamentele di chi non e' fisso in alberghi pagati dal proprio datore di lavoro, ma compra un paio di scarpe o cerca di capire qualcosa del suo conto in banca, siamo meno entusiasti. Ad un livello tale che non crediamo che l'Ue non abbia responsabilita' in cio' che e' successo e sta succedendo.
Se da un parte e' vero che i Governi nazionali hanno sottovalutato l'impatto della nuova moneta sui comportamenti, essenzialmente, dei dettaglianti (dove dire truffaldini, e' solo per essere gentili) (i prezzi alla produzione sono infatti generalmente rimasti stabili e spesso sono calati), dall'altra non e' affatto vero che l'Ue ne esca a testa alta. Forse un successo puo' essere valutato tale da chi pensa solo alla testa di un organismo (l'acquisto di credibilita' internazionale della nuova moneta). Ma se vogliamo parlare di successo anche per il corpo (gli amministrati), quindi per l'intero organismo, levandosi da ogni responsabilita' come fa Prodi, si rasenta l'omissione.
Spieghiamo perche'.
In un momento in cui ogni tanto si alza qualcuno che dice "ridurre le tariffe e i prezzi del 10%", paventando (perche' non capiamo altrimenti come possa essere imposta una simile politica) ritorni di monopoli, e che in Parlamento e Governo se qualcuno si distrae ti fanno passare prezzi unici nazionali su prodotti di libero mercato, vuol dire che, non solo non e' chiaro l'indirizzo di politica economica che il Governo e lo Stato devono seguire, ma che chi sovrintende a questa politica non la sta ben mettendo in pratica e ben controllando. Cioe' le politiche di liberalizzazione e di demonopolizzazione che sono il punto di partenza della Ue, hanno un deficit nel rapportarsi con gli Stati nazionali e gli europei tutti. E siccome non vediamo altra possibilita', per far calare prezzi e tariffe, che mandare a casa piu' monopoli possibile e aprire ogni settore economico alla concorrenza di tutti gli operatori economici dell'Unione, se cio' non avviene, di chi e' la responsabilita' se non di chi dovrebbe sovrintendere a questo processo economico? Rileviamo, cioe', un deficit di applicazione delle politiche liberiste dell'Unione. E Romano Prodi, presidente della Commissione, ci dice che l'Unione non c'entra nulla?
Crediamo che fintanto continueranno gli scaricabarile e le relative mancanze di assunzioni di responsabilita', non ci sara' osservatorio sui prezzi, nuovi panieri Istat o Eurostat che terranno di fronte a chi (il dettagliante finale nel nostro caso) non viene scoraggiato nel suo comportamento dall'unico deterrente possibile: che il consumatore vada ad acquistare al negozio accanto lo stesso prodotto ad un prezzo piu' basso. All'Unione spetta il compito di favorire questa possibilita', ma i fatti ci dicono che lo sta facendo male e con risultati scoraggianti anche per cercare di credere al fatto che l'euro sia stato un buon affare per ognuno.
 
 
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