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Consulenza finanziaria indipendente: dopo un decennio parte l’albo, ma i bastoni fra le ruote continuano…
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Editoriale di Alessandro Pedone
3 luglio 2018 15:58
 
Ieri 2 luglio l’Organismo dei Consulenti Finanziari (OCF) ha diffuso i moduli per la preiscrizione all’albo da parte dei Consulenti Finanziari definiti “Autonomi” e per le Società di Consulenza Finanziaria che già operavano prima del 2008.
E’ passato circa un decennio da quando la legge ha previsto, sulla carta, l’Albo dei Consulenti Finanziari Indipendenti. A cosa è servito tutto questo tempo? Sembra tutto abbastanza chiaro: a mettere i bastoni fra le ruote a questa professione.
Intanto, per 10 anni, coloro che volevano iniziare questa professione materialmente non potevano farlo, perché la legge riservava questa attività solo agli intermediari finanziari ed a coloro che già operavano prima del 2008. Un decennio nel quale un’attività riconosciuta da tutti i principali esperti mondiali del settore - a partire dal grande Premio Nobel Robert Shiller (1) -  come fondamentale per la salute del settore degli investimenti finanziari privati (addirittura proponendo che la parcella possa essere detratta dalle tasse!) è stata letteralmente impedita dall’incapacità dello Stato di dare seguito alle sue stesse leggi.
Questa incapacità, ovviamente, è stata indirizzata dalle lobby degli intermediari finanziari che hanno cercato di ritardarne il più possibile l’avvio e – nella consapevolezza che non potevano impedirlo per sempre  - si sono preparati per limitare i danni.
Una delle loro battaglie più importanti che la lobby degli intermediari ha vinto è stata quella di fare confusione con i nomi. Grazie alla partecipazione attiva – in evidente conflitto d’interessi - dell’allora onorevole on. Giulio Cesare Sottanelli (2) le lobby finanziarie (ed in particolare quella dei Promotori Finanziari) riuscì nel 2015 a far passare un emendamento che definiva “Consulenti Finanziari Abilitati all’Offerta Fuori Sede” i Promotori Finanziari, cioè degli agenti di commercio che nella normativa europea si chiamano “tied-agent”, cioè “agenti collegati”, e che qui in Italia chiamiamo Consulenti Finanziari Abilitati all’Offerta Fuori Sede. Non solo, ciò, evidentemente non era sufficiente, si premurarono pure di cambiare il nome ai Consulenti Finanziari Indipendenti. La parola “Indipendente” dava troppo fastidio e la mutarono in “Autonomi”, cosa che non significa assolutamente niente e che anzi ingenera confusione.  
La norma originaria del 2007 prevedeva un albo specifico e pubblico per i consulenti finanziari indipendenti. Quest’albo non si è mai fatto e si è scelto, sempre con i modi di cui sopra, di trasformare l’organismo privato per la tenuta dell’albo dei promotori finanziari nell’albo unico dei consulenti finanziari, in palese violazione (3) dell’art. 67 della direttiva comunitaria Mifid 2 (65/2014). Ovviamente, in questo organismo, comandano le Reti di Promotori Finanziari e l’ABI. Cioè coloro ai quali, normalmente, i consulenti finanziari indipendenti fanno volatilizzare le loro commissioni.
Il risultato di tutto questo è che ad oggi, un risparmiatore che volesse avvalersi di un Consulente Finanziario e volesse andare sul sito dell’Organismo di Vigilanza e Tenuta dell’Albo unico dei Consulenti Finanziari, vedrebbe un sito dove c’è una sezione denominata “Il Consulente Finanziario” (sezione che riguarda i Promotori e che ne decanta le lodi come – letteralmente – “professionista del risparmio gestito”)  ed un’altra denominata – con estrema chiarezza - “SCF e CF Autonomi”. Nello stesso sito, poche ora fa, è apparso un avvertimento nel quale era scritto a chiare lettere che da quel momento in poi il termine “Promotore Finanziario” e “Consulente Finanziario” andavano considerati come sinonimi… Questo avvertimento è poi sparito.
Una seconda vittoria della lobby degli intermediari finanziari è stata quella sull’IVA. Nel 2008 l’agenzia delle entrate specificò che la consulenza sugli investimenti finanziari era un’attività esente dall’IVA. Nel 2018, a seguito di uno “stranissimo” interpello di un intermediario finanziario che dichiarava di fare sia consulenza su base indipendente che consulenza non indipendente, ha chiesto all’Agenzia dell’Entrate come doveva considerare l’IVA nei due casi proponendo la propria interpretazione: ovvero che avrebbe dovuto applicare l’IVA se la consulenza fosse stata su base indipendente e non nel caso contrario. Forse l’unico interpello della storia nel quale il soggetto propone di pagare più tasse di quanto dica la normativa in quel momento. L’Agenzia delle Entrate rispose dicendo che era d’accordo con l’idea di pagare più iva, e quindi ha cambiato l’orientamento precedente emanando una nuova circolare che adesso impone – in sostanza – l’applicazione dell’Iva per gli Indipendenti (a meno di circostanze molto particolari, tutte da discutere), mentre se la consulenza non è indipendente non si paga l’IVA. Un ulteriore bastone nelle ruote della consulenza indipendente.
Il più grande bastone fra le ruote, naturalmente, è quello burocratico con i costi connessi. Un promotore finanziario paga circa 170 euro per l’iscrizione all’albo e tutti gli obblighi e gli oneri di compliance sono – ovviamente – a carico dell’intermediario per il quale lavora. Un consulente indipendente per l’iscrizione, oltre a quello che paga il promotore, deve pagare 500 euro e fare una domanda per la quale solo il modulo è di 14 pagine e prevede la necessità di essere assistiti da appositi consulenti (con i giusti compensi annessi). In sostanza un piccolo consulente finanziario indipendente dovrà pensarci molto bene ed ancora di più una piccola società di consulenza finanziaria indipendente la quale deve pagare, oltre all’iscrizione dei singoli consulenti che operano nell’albo dei consulenti finanziari autonomi, anche 3.000 euro per l’iscrizione nel registro delle Società di Consulenza Finanziaria ed una domanda di oltre 30 pagine, molto più complessa e quindi molto più costosa anche in termini di professionisti.
Tutti questi oneri burocratici decisamente eccessivi sono legati ad un difetto di fondo. La normativa Italia, a partire dalla Consob, ha recepito la direttiva comunitaria assimilando la disciplina dei Consulenti Finanziari Indipendenti, che sono – di fatto – dei liberi professionisti e non maneggiano mai i soldi dei clienti, a quella degli Intermediari Finanziari i quali invece maneggiano i soldi dei clienti e costituiscono – ovviamente – un rischio potenziale per il cliente imparagonabile a quello degli indipendenti.
Non era affatto l’unica strada possibile. La direttiva comunitaria prevede che gli indipendenti siano gestiti da una normativa nazionale la quale preveda requisiti “analoghi” a quelli previsti dalla direttiva, non identici (4). Proprio in considerazione del fatto che chi vende un prodotto finanziario e chi fa vera consulenza indipendente fanno mestieri sostanzialmente diversi, la normativa dovrebbe tenere conto di questa specificità.
In Italia, invece, si è preferito fare confusione, già a partire dal nome, e penalizzare la Consulenza Indipendente.
A parole, tutti sostengono che la Consulenza Finanziaria Indipendente è uno strumento importante a tutela degli investitori, nei fatti, poi mettono i bastoni tra le ruote in tutti i modi pratici. Grazie a queste norme, di fatto, la vera consulenza finanziaria sarà un’attività riservata ad un numero più ristretto d’investitori evoluti e consapevoli.

Note:
(1) Si veda il libro “Finanza Shock - come uscire dalla crisi dei mutui subprime” - https://www.aduc.it/editoriale/soluzioni+lungo+termine+crisi+finanziaria_14627.php
(2) Sottanelli era in evidente conflitto d’interessi essendo un Agente assicurativo e Presidente di una Banca di Credito Cooperativo.
(3) Si veda qui: https://investire.aduc.it/editoriale/organismo+dei+consulenti+finanziari+ocf+viola_26547.php
(4) Si veda qui: https://www.aduc.it/comunicato/consulenti+finanziari+indipendenti+regolamento_26686.php


Precisazione al 5 Luglio 2018.
Poche ore dopo la pubblicazione di questo editoriale e l'invio della newsletter a circa 100.000 indirizzi la dicitura sul sito dell'Organismo citata nell'articolo è stata cambiata. Non crediamo che  vi sia  correlazione fra le due cose, non siamo così presuntuosi.
Evidentemente qualcuno all'interno dell'Organismo dei Consulenti Finanziari si sarà reso conto  che dell'organismo -adesso - fanno parte anche i Consulenti Finanziari non agenti di commercio legati agli intermediari finanziari, ma veri consulenti, quindi atteggiamenti palesemente discriminatori sono quantomeno sconvenienti.
 
 
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