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Editoriale. Consumatori e governicchi
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Editoriale di Vincenzo Donvito Maxia
14 febbraio 2023 12:30
 
Noi che consumiamo siamo effimeri. Mangiamo, usiamo e via, poi siamo altro: cittadini, persone, senzienti e amanti, religiosi e atei, lavoratori e estasiati del dolce far nulla, tutto il quotidiano che non si esaurisca quando finiamo di usare. Il consumo ci condiziona, certo, ma è mera realtà che viene sostituita da altrettanta contingenza e far posto più o meno permanente a quello che le letterature hanno chiamato anima, spirito, raziocinio.
Finito il consumo, un minimo di riflessione ci impone una domanda: ed ora, ne è valsa la pena, cosa mi resta e come si sviluppa?

Ecco che da soggetto economico diventiamo umani e soggetto civico. Ad alcuni, tanti, di essere soggetto civico “gliene frega il giusto”, ma giocoforza ne sono coinvolti, foss’anche per scegliere di non essere parte della comunità civica.

E’ quanto accaduto, per esempio, al 60% che ha deciso di non andare a votare alle ultime elezioni regionali di Lazio e Lombardia.

Ognuno di questi consumatori, comunque, continuerà ad avere a che fare con la società civile ed economica: pubblica amministrazione, utenze, etc e - caso frequente - se ne lamenterà cercando di trarne il massimo vantaggio per soffrirne meno.

Molti faranno da sé, alcuni si rivolgeranno a consulenti tipo noi o amici presumibilmente più esperti. Comunque: non avranno nessun riflesso sui loro consumi per il fatto di non essere civicamente partecipi nella scelta delle istituzioni che hanno poteri di decisione.

Il mondo va avanti anche se non si va a votare. E va avanti anche se, di conseguenza, i governi espressione della scarsa partecipazione sono più che altro governicchi.

E’ “il bello” delle cosiddette democrazie liberali/occidentali: nessun obbligo di partecipazione e decisione, possibilità di fruire dei diritti che vengono stabiliti per tutti, dovere di rispettare le decisioni e dovere di contribuire fiscalmente alla loro realizzazione.

Questa è la fotografia della teoria della nostra società. La realtà è “non-drammaticamente” diversa. Visto che molti di questo 60%, nonché molti anche dell’altro 40%, decidono quando e come vogliono per adempiere ai loro diritti. Questo accade perché mancano gli stimoli, le evidenti contropartite e tornaconto da parte di chi dovrebbe farlo, i governanti.

Cosa è successo perché siamo arrivati a questo punto?
Da una parte la tendenza umana ad essere dissociati da qualunque autorità (1), dall’altra queste ultime che, sottovalutando (ignorando?) la missione a cui dovrebbero essere dedite, vivono le proprie responsabilità come estensione e “miglioramento” del proprio io piuttosto che scelta di altruismo e dedizione civica. 

Per l’autorità (gli eletti) la prassi più diffusa è quella di essere rappresentanti di qualcuno o qualcosa, di una corporazione, e agire di conseguenza. Sui bei libri dei principi della nostra democrazia c’è scritto invece che l’eletto rappresenta tutti, anche e soprattutto (aggiungiamo noi) quelli che non l'hanno eletto o non sono andati a votare.

Forse un bell'esame di educazione civica per potersi candidare potrebbe quantomeno ridurre certi danni.


1 - le eccezioni spesso sono patologiche e foriere delle maggiori tragedie dell'umanità
 
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