Il mercato tutelato dell’energia finirà il 10 gennaio prossimo per il gas e il 1 aprile per l’elettricità . Crediamo sia un fatto positivo per i consumatori e per le imprese. Grazie a maggiore concorrenza i primi avranno offerte più competitive e le seconde, le aziende, avranno maggiori opportunità imprenditoriali e, di conseguenza, potranno ampliare la potenzialità del mercato del lavoro.
Dovremmo essere tutti lieti? No. A parte associazioni come Aduc e singoli esponenti di partito, di maggioranza e opposizione, si registra un generale malumore dove, le espressioni più gentili sono che i fautori del libero mercato avrebbero svenduto la certezza e l’economicità: tutti, ma proprio tutti quelli che sostengono questo ossimoro relativamente a concorrenza e mercato, riescono a spiegare il perché della loro opposizione alla fine del mercato tutelato solo col fatto che i consumatori sono stati lasciati a se stessi e che - sì, si legge anche questo - che ora i prezzi aumenteranno.
Oltre a questo c’è una lotta di quelli che accusano sempre gli altri. Per esempio si legge del partito Fratelli d’Italia che accusa il Partito Democratico di non aver fatto abbastanza per evitare la fine del mercato tutelato…. cioè, la maggioranza che ha approvato il dl che ha chiuso questo mercato, accusa l’opposizione….. boh….
Una cosa sembra certa, che anche questo importante passaggio ad una forma più libera del mercato, viene strumentalmente vissuta come un pericolo ai propri poteri di nicchia che, in questo caso, sono quelli di ergersi a paladini dei poveri consumatori che non sarebbero in grado di muoversi tra le offerte… che, tra l’altro, come ci indica anche uno studio dell’Autorità per l’energia Arera, già oggi i prezzi del mercato libero sono più bassi di quelli del tutelato.
Facciamone tesoro. La cosiddetta classe dirigente del nostro Paese non vuole il libero mercato, perché questo rappresenta una perdita dei loro poteri di controllo sui singoli e sulle aziende. Anche l’altro giorno, per esempio, il successo del film della Cortellesi sul femminicidio - film a cui erano stati rifiutati i finanziamenti pubblici - è stato visto non come un fatto positivo della libera iniziativa ma come una dèbacle dello Stato che non aveva capito che quel film sarebbe stato un successo e non lo aveva finanziato.
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