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Ignoranza, educazione civica. Mala bestia
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Editoriale di Vincenzo Donvito
27 febbraio 2018 15:14
 
  Mi capita sempre piu’ di frequente (questi giorni di campagna elettorale, poi...), di imbattermi, pubblicamente e in privato, con una enorme ignoranza in materia civica. Ignoranza che se poi si disquisisce di politica e/o di economia, diventa pericolosa. La conoscenza di cio’ di cui si parla, l’aggiornamento, oltre ovviamente ad una disposizione all’apertura mentale e alla curiosita’, sono elementi importanti per cercare di comprendere, trovare soluzioni o, almeno, cercare di farsi meno male. Sto parlando di quell’ignoranza delle cosiddette persone comuni, i signori che troviamo al mercato o la classica casalinga di Voghera. Non certo di ignoranza che si nutre della voglia di esser tale altrimenti verrebbero meno, in chi consapevolmente la pratica, i presupposti della propria faziosita’.
Sento sempre di frequente parlare, relativamente alla politica nazionale, di governi illegali, colpi di Stato, mancanza di rispetto della volonta’ degli elettori e, di conseguenza, pesanti accuse nei confronti delle massime figure istituzionali come il presidente della Repubblica e questo o quell’altro rappresentante istituzionale. E nonostante mi impegni a cercare di confutare alcune grandi fesserie in merito, nonostante spieghi come funzionano le istituzioni, la rappresentanza, i doveri, i diritti, alcune mie controparti, spesso indotte da profonda disaffezione istituzionale in senso ampio, non riescono proprio a capire i miei piccoli tentativi di spiegazione di educazione civica. Non mi riferisco a idee che si consolidano grazie alla deformazione mediatica (che ha maggiori risultati, ovviamente, quando il ricevente e’ debole in materia), ma proprio di concetti base, quelli che dovrebbero essere insegnati ed appressi nella scuola dell’obbligo. E mi prende lo sconforto. Fino ad un certo punto, ovviamente. Perche’ conosco i motivi perche’ cio’ accade: anche quando andavo io alla scuola dell’obbligo, l’educazione civica era una materia “leggera”, poco considerata, con insegnanti svogliati e senza una sequenza sistematica come per altre materie, dalla scuola elementare (dove, pero’, ai miei tempi non esisteva come materia), fino al liceo, dove ufficialmente non c’era come materia, ma era un’appendice del tempo libero in ambito di lezioni di storia. Ed oggi, a parte ovviamente alcuni contesti piu’ che altro grazie ad insegnanti operosi, la situazione non e’ molto diversa. Quando parlo con mia figlia (seconda media) di cose del genere, mi guarda come fossi un marziano.
Mi domando: sara’ questo il Paese che i nostri padri fondatori, quando hanno fatto rinascere lo Stato dalle ceneri della seconda guerra mondiale di meta’ del secolo scorso, hanno voluto? Ovviamente no. Ma e’ cosi’. Dove hanno sbagliato questi padri e dove continuiamo a sbagliare noi padri (non fondatori) e madri e scuola?
Credo che per cercare di capirlo dovremmo assimilare l’incultura cronica di educazione civica a quella altrettanto cronica di sesso e sessualita’. Anche se, nella scuola, la prima viene accennata e la seconda e’ inesistente, un elemento comune conduttore lo hanno: ipocrisia e timore.
Ipocrisia. Educazione civica. Non siamo mai usciti dal fascismo del secolo scorso (non c’e’ mai stata una Norimberga italiana… e la campagna elettorale di questi giorni ne’ e’ testimonianza), e siccome il fascismo e’ il contrario di democrazia e umanita’ e liberta’ degli individui, non saperlo e/o non volerlo ammettere, fa si’ che tutto il nostro sistema aleggi in una sorta di alea istituzionale a meta’ tra l’affermazione della violenza e dell’arroganza istituzionale e altrettanta affermazione di serenita’ sempre istituzionale. Cioe’: dire e non dire, essere e non essere, fare e non fare… si’ che alla fine chi domina e’ l’individuo fai da te in barba a qualunque contratto civico (l’evasore fiscale e’ una figura che culturalmente coinvolge ognuno di noi).
Ipocrisia. Educazione e informazione sessuale. Paese cattolico romano al 90% (nelle statistiche ufficiali che includono anche i non-praticanti, ma che comunque culturalmente ci chiappano) non avrebbe potuto essere altrimenti. Anche se la chiesa romana in questi ultimi decenni ha fatto passi da gigante per levarsi le incrostazioni medievali che ancora la affliggono, l’ipocrisia in materia e’ ancora dominante.
Timore. Educazione civica. Credo che, nonostante affermazioni di facciata che hanno segno opposto, chi ci governa ha sempre timore del cittadino informato e consapevole. Mio pregiudizio? Puo’ darsi… ma non sono io che in questi anni post seconda guerra mondiale, non ho mai fatto proposte e realizzato politiche di educazione civica non solo di facciata e per le cerimonie con l’inno di Mameli (che non piace a nessuno e che si continua a canticchiare). Era cosi’ quando io facevo la scuola dell’obbligo (meta’ del scolo scorso) ed e’ cosi per mia figlia dodicenne che oggi frequenta la scuola dell’obbligo. Qualcosa non torna.
Timore. Educazione e informazione sessuale. In maniera piu’ netta e determinata, avviene la stessa cosa dell’educazione civica. Con l’aggravante che in questo ambito non ‘e’ neanche un piccolo straccio di facciata. E’ tutto sotterraneo, delegato al sotterraneo e al non-visto, con le riviste porno che una volta ci si passava tra i banchi di scuola che oggi sono state sostituite dai video che vengono mandati via WhatsApp.
Ipocrisia e timore, quindi. Usate -in educazione civica ed educazione e informazione sessuale- come arma contro la liberazione dell’individuo, colpendolo fin dai suoi primi approcci nel mondo che dovrebbe prepararlo alla societa’ libera. Non c’e’ un piano preordinato, una sorta di Grande Fratello che piloti il tutto. No. E’ solo che siamo sottomessi ad una cultura che e’ indirizzata generalmente da persone che credono di fare il nostro bene agendo come agiscono, e che non si rendono conto -invece- di lavorare per ottenere e consolidare effetti contrari.
Per concludere. A questi soggetti di questa societa’ a cui si danno questi parametri educativi, informativi e culturali, dovremmo pretendere di insegnare il rispetto per le istituzioni senza continui aneliti di ribaltamento, e il rispetto per le femmine e i maschi? C’e’ piu’ di qualcosa che non ci torna.
 
 
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