Nella rete si moltiplicano i siti che trattano della crisi del Kosovo. Tutte le parti in causa la usano. In Internet troviamo i comunicati della Nato e la propaganda del Governo di Belgrado, tanto quella dell'Uck (l'armata di liberazione del Kosovo). Ci sono gli utenti interni al conflitto - serbi di Belgrado e del Kosovo, kosovari e, in misura minore, albanesi- e quelli esterni: l'insieme dei Paesi dove Internet e' diventata un mezzo di comunicazione: sopratttutto gli Usa, ma si difende bene anche l'Europa.
L'informazione circola continuamente, si moltiplica grazie al gioco dei siti linkati, prendendosi gioco della censura dei giornali e delle radio. Il flusso ininterrotto di testi, immagini e suoni, inoltre, alimenta i media tradizionali e la concorrenza. Non ci si puo' piu' accontentare di una voce unica, di un commento esclusivo di qualche giornale che ha l'esclusivita' d'accesso ai luoghi della guerra. Se la guerra del Golfo aveva battezzato la nascita di un unico canale mondiale televisivo -la Cnn-, nello stesso tempo ne aveva mostrato i limiti, perche' tutte le tv del mondo si erano viste condannate a diffondere le stesse, identiche immagini.
La crisi del Kosovo ha invertito il fenomeno Cnn, diversificando all'infinito le fonti d'informazione invece che concentrarle. E la parte del leone e' stata fatta dalla posta elettronica: strumento di comunicazione durante il tempo di pace, che e' diventato strumento di testimonianza in tempo di guerra, l'ultima speranza per far sapere cosa accade. L'Institute for War and Peace Report (IWPR) ha ricevuto una Email di un suo corrispondente da Pristina nello stesso preciso istante in cui, con la sua famiglia, veniva espulso da quel Paese.
E' stato proprio questo istituto che ha cominciato a raccogliere informazioni provenienti dalla Bosnia, cosi' come il Freedom Forum o i newsgroups di discussione che sono stati creati specificamente per l'occasione. I loro comunicati vengono regolarmente ripresi dalla stampa occidentale, godendo di credito -nonostante spesso le fonti siano sconosciute e che siano veri e propri luoghi di propaganda, dove la disinformazione si mescola a testimonianze veritiere. Sul sito web della tv Usa Abc, che riceveva una quantita' enorme di messaggi, il 29 marzo si leggeva: "La sola Email che abbiamo ricevuto oggi, indica che il telefono e' stato tagliato nelle case degli albanesi".
Per le vittime, perdere l'accesso a Internet e' come perdere la loro esclusiva arma. Le opinioni pubbliche pesano sempre di piu' nelle decisioni strategiche. E se negli Usa il 50% delle famiglie dispone di un accesso a Internet, la situazione del Kosovo e' decisamente irrisoria. In tutto il territorio non c'e' un server. I navigatori kosovari, nell'agosto del 1998, erano stimati in meno di 1000. Sui 10 milioni di persone che vivono in Serbia, tra 20 e 50 mila dispongono di una connessione ad Internet. Il Kosovo, inoltre, ha una rete telefonica di bassa qualita'.
Ma questo non impedisce al Governo di Belgrado di usare Internet per diffondere la sua propaganda anti-occidentale, moltiplicando le censure che, dopo giornali e radio, si sono estese ad Internet: la rete e' stata messa sotto il controllo delle leggi serbe sulla liberta' d'informazione, messe in atto dal ministro Aleksander Vucic: chi non segue la linea e' sottoposto ad una multa tra 10 e 80 mila dollari, fino alla chiusura totale. Contemporaneamente il ministro denuncia sul suo sito le falsita' dell'Occidente sulla crisi, e la radio jugoslava trasmette in inglese su Internet, a fianco di B92, la famosa emittente indipendente sequestrata dal Governo dopo che dal 24 marzo aveva registrato 1 milione e mezzo di contatti al giorno (ormai c'e' solo una replica in un server olandese, ma e' abbastanza muta). Nessun dubbio, quindi, che il Governo ha i mezzi per isolare il Paese dal resto di Internet. I serbi filo-Milosevic hanno inondato la Nato di messaggi Email denunciando i bombardamenti aerei. Ma niente a che fare con gli attacchi dei pirati informatici contro i siti strategici del Pentagono o delle Forze Armate Usa. Per il momento i navigatori che sostengono Milosevic non sembra che facciano cose del genere. Mancanza d'esperienza? Probabilmente solo un assaggio di quella che potrebbe essere una guerra elettronica. La Jugoslavia non dispone di una infrastruttura adatta al multimediale e non ha un alto numero di utenti di Internet. I kosovari, inoltre, non possono sperare di utilizzare quest'arma per avere un peso significativo nell'evoluzione del conflitto. Comunque, anche in questa situazione, Internet dimostra di essere parte integrante del campo di battaglia.
(V.D.)