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Potenza del mercato, sconfigge anche la malavita
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Editoriale di Vincenzo Donvito
22 settembre 2010 8:31
 
“A Parete e' notorio che Giovanni Mola (uno dei collaboratori di giustizia che accusano Setola di avere imposto il caffe' Nobis nei bar del Casertano, ndr) stava commercializzando un caffe' di pessima qualita' che nessuno ha continuato a prendere per questo motivo. Io non ho voluto neppure assaggiarlo perche' sapevo che sicuramente era di pessima qualita'. Mi risulta pero' che gli altri commercianti, che lo hanno assaggiato, non lo hanno poi preso una seconda volta perche' faceva letteralmente schifo”. Cosi' un “lancio” dell'agenzia Ansa della Campania sulle dichiarazioni alla polizia del titolare di un bar di Parete, nel Casertano, che ha aiutato gli investigatori, sia pure con qualche reticenza, a chiarire l'episodio delle estorsioni.
Al di la' del sorriso che questa notizia puo' provocare, c'e' una riflessione importante per capire cosa significa un'economia basata sul mercato, quale potenza questo mercato rappresenti e come possa essere utilizzata per dare benessere e sicurezza a consumatori e produttori.
Nel nostro caso, il malavitoso voleva imporre il proprio prodotto ma ha sottovalutato che avrebbe dovuto essere perlomeno qualitativamente accettabile per il gusto medio che i consumatori chiedono; non ha valutato che la propria minaccia di estorsione non solo era nulla rispetto alle esigenze del mercato, ma ha provocato una reazione tale che gli ha fatto andare male quella specifica estorsione e lo ha portato addirittura in galera. Per meglio capire la forza del mercato, probabilmente questi commercianti, se gli fosse stato chiesto il classico pizzo lo avrebbero pagato, e zitti.
Il mercato ha quindi sconfitto la malavita.
Un mercato che ha bisogno di regole scritte e precise, regole che non determino pero' un mercato solo di nome, con oligopoli, duopoli e monopoli di fatto o societa' partecipate con predominanza pubblica o golden share, per esempio.
Se il mercato e' quello in cui si rispettano regole che sono uguali per tutti, non potra' che produrre benessere e sicurezza. Quest'ultima puo' sembrare una bella frase di sogni che non considera la realta', come le motivazioni ideali che inducono un giovane ad avvicinarsi alla politica per fare il bene comune e diffuso... ma puo' non esserla se consideriamo la vicenda da cui siamo partiti: pur di non servire un caffe' schifoso ai propri clienti, i baristi hanno denunciato chi voleva imporre loro questa violenza... perche' in altri ambiti in cui si calpestano i nostri diritti di attori del mercato dobbiamo continuare a farci mettere i piedi in testa? E non e' detto che in questi altri settori in cui non si rispetta il mercato non ci siano malavitosi, anche col doppiopetto e la legge (o l'applicazione della stessa) che sembra confortarli.
 
 
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