LO STATO DA' I SOLDI CON UN MECCANISMO CHE E' IL CONTRARIO DELLA CONCORRENZA, E CHE VA A DISCAPITO DELLA QUALITA' DEL SERVIZIO
Il Governo ha deciso di assegnare 1200 miliardi di lire all'Universita', nel quadro dell'autonomia acquisita, stabilendo i parametri, positivi e negativi. Tra quelli positivi il numero degli esami realizzati, il numero degli studenti iscritti e quelli immatricolati; tra i negativi il numero degli studenti fuori corso.
In questi giorni varie Universita' si stanno promuovendo con la pubblicita', cercando piu' o meno nuovi iscritti.
Ci siamo chiesti perche' facciano una cosa del genere.
Le modalità di assegnazione dei fondi trasformano gli atenei, in qualche modo, in imprese che operando in regime di concorrenza hanno interesse ad aumentare il numero degli studenti, ed anche a far sì che i vecchi studenti siano soddisfatti per trovarne sempre di nuovi. Il costo della merce fornita (istruzione) e' pagato prevalentemente dallo Stato, invece che dallo studente, per cui lo Stato stesso pretende di vedere il risultato dei suoi sforzi, e quindi vuole che chi si iscrive studi e faccia gli esami con profitto, per cui coloro che vanno ad ingrossare l'esercito dei fuori corso non sono molto graditi, e le Universita' presso le quali i fuori corso sono iscritti vengono penalizzate economicamente.
La concorrenza tra atenei-imprese dovrebbe elevare la qualità del servizio offerto.
Le Università hanno quindi interesse ad avere più iscritti che sostengano e superino gli esami, ed essendo contrario all'interesse dell'Università la presenza di studenti fuori corso, potrebbe accadere quanto segue:
- ciascun ateneo cerca di non avere studenti fuori corso, e quindi promuove tutti gli studenti sempre e comunque: se bocciare uno studente comporta una penalizzazione per l'ateneo, sarà forte la tentazione di rilasciare "lauree facili".
- se il maggior numero di studenti iscritti e immatricolati comporta maggiori contributi statali, è probabile che qualche ateneo meno "scrupoloso" dia vita ad un mercato di studenti fantasma.
- per assurdo, una persona potrebbe andare dal rettore di una Università, e proporgli di spartirsi la somma che lo Stato gli elargisce con la sua iscrizione. Lui guadagna qualcosa (come ateneo), e questa persona altrettanto (soldi e una laurea). Lo Stato non ci rimette niente, perché ha deciso di mantenere invariata la spesa universitaria complessiva.
In questo finto mercato, chi ci rimette?
- gli atenei più seri, i quali non contando su studenti fantasma, non promuovono tutti e comunque
- gli studenti in generale, i quali usufruiranno di servizi qualitativamente peggiori
- lo Stato, e quindi i contribuenti, che spenderanno con minor profitto i fondi assegnati all'Università
Ma non sarebbe meglio elargire il contributo dello Stato direttamente allo studente, che decide, poi, in quale Universita' andare ad iscriversi? Perche' al ministero e al Governo non si sono posti queste domande? Noi intanto gliele giriamo.
(Vincenzo Donvito)