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Cybermonday. L’irriverente promuove il martedi’: ruby tuesday
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L'irriverente di Vincenzo Donvito
27 novembre 2017 11:07
 
 E’ arrivato il Cybermonday. Dopo che il Black Friday ha raggiunto i 7,9 miliardi di dollari (1), per oggi e’ prevista una spesa di 6,6 miliardi di dollari (2). Questo in America. E qui? Sembra che se ne siano accorti poco di questo lunedi’. Anche perche’ qui c’e’ ancora poco 24/24 per gli orari dei negozi, e poi il lunedi’, essendo in molti casi chiusi ancora i barbieri e i saloni di acconciatura, l’onda lunga del riposo post-domenica e’ ancora vigente e arriva anche sul web, quantomeno in termini soporiferi per la volonta’ di venditori e acquirenti. E i siti del lunedi’ sono uguali a quelli della domenica e, probabilmente, a quelli del martedi’. Figurati che ci sono anche i negozi che lunedi’ mattina non aprono. Meglio cosi’? Boh. L’importante e’ che ogni negozio sia libero di farlo e, quindi, che ogni consumatore sia libero di fare acquisti quando vuole. Ieri, domenica, per esempio, erano aperti anche quei piccoli supermercati di grandi catene che, nei festivi, in genere tengono chiusi i negozi piu’ piccoli. Sono andato alle 7 e mezzo di sera per vedere che aria tirava. Credo che eravamo in 12 in tutto il negozio di almeno 300 mq; casse veloci da sballo, corridoi a disposizione usando i carrelli come nei corridoi del film Shining, scelta piu’ accurata delle merci, senza dover osservare spostando la testa in continuazione per evitare quella degli altri. Tutto sommato, se non andavo li’, non sarei morto di fame. Ma: contenti loro, ognuno fa le sue scelte commerciali.
E dopo il saibermandai? Uh, la fantasia e il calendario sono li’ per tutti. Noi rivendichiamo e promuoviamo il martedi’, che non potrebbe che essere “ruby tuesday”. Si’ proprio quello dei Rolling Stones, che tra sesso e trasgressione si adatterebbe bene alle emozioni che le escatologiche dizioni del lessico oltreatlantico cercano di indurre. Ovviamente non solo cyber. E in attesa del mercoledi’, del giovedi’, del venerdi’ non nero, e dei soliti sabati e domeniche spesso consacrati ai pellegrinaggi nei grandi centri commerciali nelle periferie delle metropoli. A questo punto, non ci rimane piu’ nessun giorno della settimana. E allora, partiamo dal considerare altre divisioni del nostro tempo. Ed ecco: mattina e sera. Tipo, per l’osservanza angolofona: morning e evening. Phink morning e/o Red evening. Poi c’e’ anche alba e tramonto. Sunrise e Sunset. Qualcosa tipo: Buy Sunrise (acquista all’alba) e/o Enjoy Sunset (gusta al tramonto). Per andare avanti… ci sono le ore. Vuoi mettere un qualcosa tipo “pm Crazy: 3” (un pazzo pomeriggio alle 3), e cose del genere. Ma, alla fine, che ci rimane nei tempi che possono essere usati per indurci all’acquisto che, nella sostanza, al di la’ delle fantasmagoriche offerte che dicono di farci per questa o quell’altra occasione, la sostanza e’ questa? Ola’, non siamo mica con l’anello al naso (qualcuno, in verita’, sembra che ancora lo sia…). Ci piace comprare e, magari solo per fare dispetto e per non fomentare i dati statistici di questo o quell’altro successo, sicuramente lo faremo alle 2 e mezza di notte… ma, porca miseria, ci sono i fusi orari… e quindi a quell’ora e’ evening del giorno prima a New York, e’ morning dello stesso giorno a Tokyo… quindi, di riffa o di raffa, la nostra compulsione all’acquisto la useranno per i loro dati. Ma la vita e’ circolare come il nostro Pianeta: se vai avanti torni indietro, grazie al fatto che c’e’ il 180mo meridiano del cambio data (li’, nel Pacifico, vicino alle Hawaii) che ci impedisce di andare avanti o indietro nel tempo. E questo vale anche per i nostri acquisti. Ma -dubbio- non e’ che dobbiamo stare piu’ sereni e decidere quando, come e dove con piu’ serenita’, senza urla tipo black, crazy, etc?

1 - abbiamo, per ora, solo i dati Usa per i 100 maggiori siti di quel Paese
2 – dati Adobe Analytics
 
 
 
 
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