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 FRANCIA - FRANCIA - Stop nomi bistecca o prosciutto per prodotti vegetali
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27 febbraio 2024 11:51
 
Bistecca, scaloppina, prosciutto, filetto, entrecote: un nuovo decreto del governo francese precisa l'elenco delle denominazioni riservate ai prodotti animali e quindi vietate ai prodotti proteici di origine vegetale. Il testo era richiesto da tempo dall'industria della carne, secondo cui termini come "prosciutto vegano", "salsiccia vegana" o "pancetta vegetariana" possono confondere i consumatori. Il governo aveva pubblicato un primo decreto nel giugno 2022, che pero' era stato sospeso dal Consiglio di Stato. Il nuovo testo stabilisce due elenchi di termini riservati ai prodotti di origine animale o contenenti pochissime proteine vegetali. Tra i "termini che non possono essere utilizzati per descrivere prodotti alimentari contenenti proteine vegetali" vi sono: filetto, finto filetto, rumsteck, scaloppa, bifteck, scaloppina, jambon, flanchet o paleron. Anche i termini "che si riferiscono a nomi di specie o gruppi di specie animali, o alla morfologia o all'anatomia animale" sono vietati quando si commercializza o si promuove un prodotto contenente proteine vegetali. Alcuni termini possono essere utilizzati per gli alimenti "di origine animale che possono contenere proteine vegetali", a condizione che sia rispettata una percentuale massima di materia vegetale. Si tratta di prodotti in cui gli ingredienti vegetali "non sostituiscono gli alimenti di origine animale, ma sono aggiunti come complemento a questi ultimi nel contesto di tali assemblaggi". Questi prodotti includono andouille, bacon, chorizo, cordon bleu, jambonneau, lardons, pastrami, pate', terrine, rosette e salsicce (cotte, fritte, alla griglia, lorenesi, di Tolosa, d'Alsazia, di Lione, ecc.) Il contenuto massimo di proteine vegetali varia dallo 0,1% per un uovo intero liquido al 5% per una salsiccia. "I prodotti legalmente fabbricati o commercializzati in un altro Stato membro dell'Unione europea o in un Paese terzo" restano autorizzati, afferma il governo nel testo, che entra in vigore tre mesi dopo la sua pubblicazione. Il decreto prevede multe massime di 1.500 euro per i privati e di 7.500 euro per le aziende, oltre a un periodo di transizione di un anno per lo smaltimento delle scorte esistenti.

(Agi)

 
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