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 USA - USA - Studio: ricerche inficiate dai legami tra ricercatori e case farmaceutiche
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Notizia 
20 marzo 2010 9:42
 
Dal 2007 il farmaco antidiabete rosiglitazone (nome commerciale Avandia) è sospettato di accrescere il rischio d'infarto cardiaco. Da allora, gli studiosi discutono della veridicità di quest'ipotesi. Adesso, ricercatori della clinica Mayo di Rochester (Usa) riaccendono il dibattito con una nuova indagine. Questa volta non è in gioco il farmaco, bensì i possibili conflitti d'interesse degli autori di studi sull'argomento. Nell'articolo pubblicato da British Medical Journal c'è la valutazione di 202 articoli scientifici di 180 autori che si sono espressi sul farmaco, esaminati nell'ottica di eventuali conflitti d'interesse. In primo luogo sono stati analizzati i legami diretti degli autori con aziende e associazioni interessate al farmaco, in seguito i dati riportati da tutti gli autori nel valutare l'efficacia del farmaco.
Risultato: in oltre la metà dei casi il conflitto d'interesse è stato accertato, e nel 45% delle pubblicazioni il conflitto era di natura finanziaria. In tutto, sono stati 31 gli autori che si sono pronunciati a favore del farmaco; 29 di loro avevano rapporti economici con le aziende farmaceutiche e 27 rapporti monetari con i produttori del rosiglitazone, GlaxoSmithKline, oppure con produttori di antidiabetici "imparentati". Viceversa, 65 autori hanno criticato il farmaco; di questi, solo 18 (28%) potevano avere un possibile interesse finanziario per esprimere quel giudizio. In conclusione: la possibilità che un autore in conflitto d'interesse si pronunciasse a favore del farmaco era di 3/4 volte superiore rispetto a un ricercatore senza nessun rapporto con l'azienda, scrivono gli autori dell'indagine. 
 
 
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