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Elezioni 2018. L'euro e i nostri politici vincenti
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Stati uniti d'europa di Primo Mastrantoni
12 marzo 2018 13:14
 
 "L'euro è irreversibile" ha dichiarato Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea (BCE). Questa dichiarazione la mettiamo in parallelo con quanto hanno affermato i leader delle due forze politiche uscite vincenti dalle elezioni politiche del 4 marzo scorso.

Matteo Salvini ha dichiarato: tutti noi siamo consapevoli che l’euro è un esperimento fallito; il referendum sull'euro? Una sciocchezza; l'euro crimine contro l'umanità.
Beppe Grillo, è intervenuto con: non ho mai detto di uscire dall'euro; indire un referendum per dire sì o no all'euro; non ha importanza, è metafisica.

Com'è la situazione odierna? L'euro fa parte a pieno titolo delle monete forti internazionali, è nei depositi delle banche centrali degli Stati, ha aumentato i flussi commerciali (da ricordare a Salvini), ha stabilizzato l'inflazione e diminuito il tasso di interessi pagati sul debito pubblico, che ricordiamo è il secondo dopo quello della Grecia nella Ue (il terzo a livello mondiale).

L'euro entrò in vigore nel 2002 come denaro contante, prima adottato da 12 e oggi da 19 Stati, consente e consentirà di muoversi, insieme agli altri Stati della Ue, come blocco economico, sociale e politico nei confronti di due colossi, Usa e Cina, e delle altre aree internazionali.

Ovviamente, ci sono asimmetrie economiche interne alla Ue, che permarranno fintantoché non si arriverà a un' integrazione politica, che comporterà passaggi intermedi (fiscalità, difesa, politica estera). Maggiore integrazione europea, questa è la soluzione. Non ha senso tornare alla lira, al tallero, al paolino, al ducato, ai mini bot e a quant'altro può produrre la fantasia di chi vende illusioni. 
 
 
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