La plenaria del Parlamento europeo ha approvato ieri la riforma dei Trattati, un primo passo verso maggiori poteri dell’Unione europea come entità a se stante e meno soggetta ai poteri dei singoli Stati.
I partiti del nostro governo si sono spaccati. Forza Italia ha votato a favore, mentre Lega e F.lli d’Italia hanno votato contro. Le motivazioni del voto contro sono esplicite: no ad un progetto federalista e alla creazione di un super-Stato e non al superamento del voto all’unanimità, che metterebbe a rischio un’Europa come mera cooperazione tra gli Stati, titolari della sovranità.
Chissà come voterà il Governo italiano nel Consiglio europeo, che dovrà convocare una Convenzione di riforma dei Trattati, probabilmente nella riunione del 14-15 dicembre.
E’ questa occasione per cercare di capire dove stiamo andando.
Tutta la nostra economia è comunque subordinata all’andamento dell’Europa ma occorrerebbe andare oltre lo status quo perchè, per esempio non si capisce come potrebbe funzionare l’unione monetaria senza l’unione fiscale proposta dalla riforma dei Trattati, e senza il surrogato delle regole di bilancio.
Con l’unione fiscale, per dirne una, non sarebbero più possibili i vari condoni a meno di una - improbabile - decisione europea in merito. Verrebbe quindi meno uno dei pilastri dei nostri governi, che dovrebbero impegnarsi a trovare consenso e risorse non con le regalie ma con politiche di sviluppo e produzione… avendo a disposizione anche i soldi comunitari per farlo.
Avremo per questo una crisi di governo visto che uno degli importanti partiti della coalizione ha votato in modo difforme dai due pilastri della coalizione stessa?
C’è su questo un confronto in Parlamento e nel Paese, dove, al di là degli slogan e delle dichiarazioni a cui ci sottopongono i media di informazione di Stato e non, si possano capire i pro e i contro di certe scelte?
No, non c’è nulla. E anche gli slogan sono rari visto che l’attenzione mediatica del Paese è più - per esempio e quando c’è - su come sono e si usano i vari condoni e regalie, e non sulla loro opportunità e potenziali alternative, per validare o meno il progetto europeo e per i nostri vantaggi economici.
Non siamo stupiti su questo. Le politiche del governo, per il modo fideistico ed ideologico con cui vengono condotte, non mirano a coinvolgere tutti gli attori (opposizioni, consumatori, cittadini) ma solo ad imporre scelte già definite, che abbiano al centro la propria sovranità nazionale.
Se non ci sarà una svolta, abbiamo l’impressione che ci stiamo avvicinando ad un baratro di diritti ed economia. Se oggi non siamo schiavi di potenze energetiche come Russia e Paesi arabi, lo si deve esclusivamente all’Unione europa.
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