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Messa pasquale a Firenze. Parigi val bene una messa?
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Editoriale di Vincenzo Donvito Maxia
11 aprile 2023 14:54
 
Sono osservatore degli umani in tutti i contesti, anche e soprattutto in quelli a me più estranei, tipo criminali, egoisti, violentatori, maleducati, supponenti, spocchiosi, fanfaroni, pusillanimi, etc. Osservo anche i religiosi, i loro comportamenti, le cose che dicono e come comunicano. Non mi interessa il motivo per cui qualcuno è religioso (il mio migliore amico è musulmano -1) ma come ognuno manifesta la propria religiosità e come quest’ultima si manifesta oltre il sentimento individuale.

La ricorrenza pasquale offre di tutto e di più, tra Italia (molto centro e sud) e Spagna ci sarebbe da scrivere interi trattati di antropologia culturale: flagelli più o meno mimati, vie crucis ognuna a modo proprio, uomini a ‘mo di Cristo dove talvolta mancano solo i veri buchi dei chiodi nelle mani, maschere tipo Ku-Kluk Klan di varie forge. Poi ci sono le interviste dove, comprensibilmente per i canali radio e tv delle specifiche confessioni e ordini, non si capisce perché sulla tv di Stato vengano fatte mediamente a persone che sembrano invasate (il perfetto contrario di papa Francesco I).

Motivo per cui, la domenica di Pasqua, ho seguito la diretta tv della messa nel Duomo di Firenze, officiata dal cardinale Giuseppe Betori.
Mi ha colpito la presenza del Sindaco di Firenze, Dario Nardella, e del presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. Non mi interessa se sono cattolici, ma erano lì, con tanto di gagliardetti e bandiere, quindi in rappresentanza della città e della regione in cui abito. Perché? E’ forse la messa pasquale un evento istituzionale per cui - Patti Lateranensi (art.7 Costituzione) e Concordato vigenti - la commistione Stato/Vaticano avrebbe giustificazione? No, quella messa era, per alcuni, solo un evento di rilievo, non un impegno istituzionale.

E quindi?
Credo che il Sindaco e il presidente della Regione abbiano abusato del proprio incarico, contro la città e la regione che rappresentano.

Conclusione. Siamo in politica e si dice che “Parigi val bene una messa”, ma sarebbe bene ricordarlo come un notevole evento storico di qualche secolo fa, non come atto amministrativo di un quotidiano in cui ci sono anche io e il mio amico musulmano.


1 - e lo "faccio martire” con quante gliene dico su Ramadan, tappetini per pregare rivolti verso La Mecca e viaggi che, frequentemente, fa nella stessa città.
 
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