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Sorella acqua
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
23 aprile 2010 19:18
 
  Ho visto di recente un film che mi è piaciuto molto. Si tratta di Joyeux Noël (2005) che narra di un episodio realmente avvenuto sul fronte francese nel Natale 1914, il primo Natale di quella tragedia che fu la prima guerra mondiale. In breve, i soldati dei due schieramenti fraternizzarono, vale a dire i fanti francesi, scozzesi e tedeschi, col consenso almeno tacito dei loro ufficiali, uscirono da quelle fogne che erano le loro trincee, celebrarono insieme la mezzanotte con i canti delle loro tradizioni, che spesso non erano altro che le stesse melodie con testi nelle diverse lingue, e, al mattino, si ritrovarono di nuovo uniti nel dare sepoltura ai loro compagni morti nella terra di nessuno. Il film accenna anche a uno scambio di ospitalità fra le trincee per evitare che i nuovi amici si trovassero a fare da bersaglio ai cannoneggiamenti previsti dall’una e dall’altra parte. Così come a improvvisate partite di calcio nella terra di nessuno, che all’improvviso era diventata la terra di tutti.
Ma quando le alte sfere dei tre eserciti seppero la cosa, fecero calare la scure delle sanzioni più severe su quei soldati che avevano osato scoprire nel nemico l’essere umano uguale a sé, e, trasferendo tutte i reparti in altri settori più disagevoli, dimostrarono in maniera inequivocabile il baratro che separa la rigidità dettata dagli interessi artificiosi del potere dalla duttilità e dalla fantasia che è alla base del vero, autentico spirito di umanità.
A seguito della visione di questo film, ho ripescato dal mio piccolo archivio fotografico l'immagine che espongo qui sotto. La scattai proprio un anno fa, durante una mia visita a Rovereto.
Si tratta di una umile fontana, come un tempo ve ne erano tante nei paesi o nei loro pressi, che si trova sulla strada che da Rovereto sale a Castel Dante, un colle che nella prima guerra mondiale fu a lungo conteso fra due eserciti (quello italiano e quello austriaco) e che adesso, oltre a conservare i resti delle trincee di allora, ospita un grande sacrario, in cui sono sepolti molti caduti di ambo i fronti.
Stando alla targa marmorea, apposta sul fianco destro della struttura, quello rivolto verso chi sale sul colle, questa fonte è stata anch’essa testimone di un sorta di fraternizzazione fra i due eserciti per alcuni mesi. Essa infatti recita:

A questa fonte
tra due linee nemiche
in terra di nessuno
dal Natale 1915
al maggio 1916
venivano ad attingere
da virtuosa sorella acqua
brevemente affratellati

i soldati dei due
eserciti
”.

Da virtuosa sorella acqua brevemente affratellati”. Mi piace sottolineare questa espressione.
In tempi, in cui si vocifera che la prossima guerra mondiale sarà quella per l’acqua, tali parole non sono più soltanto la testimonianza del persistere dello spirito di umanità in persone comandate a considerarsi nemiche, ma anche un caldo augurio, un fervente auspicio affinché l’acqua resti sempre sorella di tutti, proprio di tutti e di tutto. Che la sorellanza -ma  anche maternità- dell’acqua trasmetta agli umani la coscienza del loro essere fratelli e sorelle perché figli e figlie, se non di un unico Dio, quanto meno degli stessi elementi della natura.


 
 
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