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Amazon, e non solo, e la qualità del nostro cibo
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Articolo di François-Marie Arouet
10 febbraio 2022 6:28
 
Amazon vende generi alimentari in Uk. La notizia non è nuova ma è nuova la dimensione del fenomeno che per ora è di 22 supermercati in proprio oltre alla partnership con un’altra catena e il possesso di quote azionarie in un’altra. I britannici dovrebbero essere contenti vista la politica dei prezzi della multinazionale americana?

Nutrirsi è solo una questione di prezzi e di costi? Se fossimo in zone di depressione agricola ed alimentare (tipo Sahel) non andremmo molto per il sottile se a giorni alterni stessimo facendo la fila per l’assegnazione degli aiuti alimentari di una qualche agenzia dell’Onu. Ma, vivendo nel mondo cosiddetto ricco siamo fortunati e i problemi in generale sono altri. Nel nostro mondo il Parlamento approva le leggi per l’agricoltura biologica, che ci costa ancora più dell’altra, e quindi possiamo dedicarci alla ricerca del meglio, per salute e gusto.

In questo meglio l’arrivo “in grande stile” di Amazon sul mercato britannico ci induce più che una riflessione, ma un momento di guizzo per la qualità della nostra alimentazione e della nostra vita.

Senza togliere nulla alla potenziale qualità dei prodotti venduti da Amazon come da qualunque altro supermercato, è innegabile che ci sono differenze coi prodotti che, per esempio, acquistiamo in un qualunque mercatino rionale o centrale delle nostre città. Che talvolta costano di più di quelli del supermercato e per i quali abbiamo meno scelta ma che potrebbero essere qualitativamente migliori, sì da compensare la differenza coi tradizionali supermercati (incluse le linee di prodotti biologici che molti super propongono).
Prima di tutto occorre fare attenzione al “potrebbero essere qualitativamente migliori”, ché non è detto che la bancarella del mercato sia esente dall’offrire prodotti uguali o peggiori di quelli del supermercato, con pratiche igieniche e concimi che non rispettino i quasi sempre rigidi protocolli dei prodotti offerti nei supermercati. La differenze è che, al classico anonimato con cui ci muoviamo in un supermercato, in una sorta di dialogo (per i più attenti) con le etichette e i richiami pubblicitari, nella bancarella dovrebbe vigere la familiarità e la fiducia che abbiamo col fruttivendolo: fiducia che ha bisogno di tempo e osservazione (1). Senza dimenticare che la bancarella non è detto che sia di per sé il luogo del fresco e dello stagionale e del sano: le fragole (che sono sempre di serra) in ogni stagione si trovano anche sulla bancarella e quasi sempre sono uguali a quelle del supermercato e costano anche di più. L’approccio con la bancarella si deve basare anche sulle nostre intenzioni di acquisto per prodotti di stagione, che se vogliamo l’uva a febbraio (che arriva dalla parte sud del pianeta) è forse meglio acquistarla al supermercato che non alla bancarella.

L’arrivo di Amazon nel “fresh food”, che a breve è probabile varchi la Manica, è possibile sconvolga ulteriormente il nostro modo di acquistare, anche di più di quanto già non facciamo coi “nostri” supermercati. La politica di Amazon ha già modificato i nostri acquisti (online e nei negozi in presenza), e niente ci dice che non potrebbe essere altrettanto per il cibo fresco. Dobbiamo solo capire e gestire con attenzione il nostro corpo nel rapporto col cibo che poi cuciniamo a casa, dove ultimamente (covid) siamo più presenti che in passato e sembra che in tanti ci abbiano anche preso gusto.


NOTA
1- alcuni, per esempio, dicono che nei primi approcci in un mercato è bene indirizzarsi verso i venditori che hanno clienti più anziani, ché si presuppone siano clienti da tempo e più attenti alla qualità e prezzi.

 
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