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Auto elettriche. Convengono sempre, nonostante la guerra?
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Articolo di François-Marie Arouet
7 marzo 2022 12:36
 
Uno degli effetti della rivoluzione elettrica che sta investendo il settore automobilistico, sulla scia di Tesla, è i nuovi entranti in un mercato dominato da produttori storici di Stati Uniti, Europa e Giappone. EV Volumes, centro studi specializzato in veicoli elettrici, ha classificato dodici di questi nuovi marchi i cui veicoli sono stati immatricolati in Europa nel gennaio 2022: Polestar, MG, Hongqi, BYD, Nio, XPeng, Aiways, Maxus, Seres, Jac, Changan e Geely. Tutto ancora pionieristico, ma Polestar o MG hanno registrato da 20.000 a 30.000 immatricolazioni in Europa nel 2021.
Caratteristica comune è che sono di origine cinese. Il motore termico sembra sia stato un freno all'incursione europea dei cinesi, ma la tecnologia delle batterie è da loro padroneggiata, utilizzando la Norvegia, paradiso di vendite di materiale elettrico, come testa di ponte.

L’auto elettrica “tira”, anche se i prezzi non sono ancora popolari, tra praticità e coscienza ecologica da assecondare. Ma conviene ancora con le bollette elettriche schizzate con aumenti superiori del 50% e - invasione russa in Ucraina - nella prospettiva di una maggiore autarchia economica rispetto alla “sbornia” della globalizzazione ancora in corso, “One world, One market”?

Per la bolletta elettrica, visti anche gli aumenti notevoli in corso per la benzina, sembra che il vantaggio ci sia ancora.
Duferco Energia, uno dei principali provider di energia elettrica attraverso colonnine di ricarica ha da poco modificato le tariffe per gli abbonamenti: da 48,8 euro al mese a 129 € con una riduzione del 33% dell’elettricità inclusa. Ma 100 Km con auto elettrica oggi costano tra 9 e 10 euro (prima degli aumenti erano 3-4 euro).. prezzi decisamente concorrenziali rispetto alla benzina. A questo si aggiungano i bonus ancora in corso per l’acquisto di auto a ridotte emissioni.

Diverso il discorso “politico”, in un mercato energetico italiano ed europeo che sembra andare verso una sorta di autarchia “occidentale”.
Grande nostra fornitrice di gas (con cui produciamo elettricità) è la Russia, che invade l’Ucraina, che noi difendiamo. Russia che oggi si fa a gara ad isolare da tutti i mercati… e non si può escludere che lo sia anche per il mercato del gas. Quanto ci costerà l’elettricità autarchica? E quand’anche si dovesse continuare a rifornirci dalla Russia, la stessa coscienza ecologica che ci spinge a scegliere il mezzo elettrico, è anche coscienza anti-guerra?
A questo aggiungiamo che, al momento, il mercato più economico è quello cinese che abbiamo descritto prima. Siamo sicuri di voler foraggiare questa economia che oggi sembra essere sponda di riferimento della Russia, ché sembra si sia così organizzata per far fronte alle sanzioni che la stanno isolando dai mercati occidentali? E quindi, indirettamente, foraggiare le aggressioni russe?

Se i costi energetici ci inducono a poter ancora scegliere il veicolo elettrico, ci sono diversi problemi sui “costi politici e di politica economica”.
Situazione complicata, soprattutto in considerazione che nell’attuale regime economico globalizzato ci siamo abituati a spendere poco per TANTE cose e fare a meno della Russia e, soprattutto, della Cina sembra impossibile. Se siamo consapevoli che “One World, One market” si sta restringendo, soprattutto per l’economicità che deriva da produzioni in Paesi dove lavoro e materie prime costano molto meno… oggi, prima di acquistare un veicolo elettrico è quantomeno doveroso acquisire consapevolezza.
 
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