
Giorni fa è andata in scena la solita farsa parlamentare sullo stato delle nostre carceri. Una seduta straordinaria, appunto, per parlare del dramma dei penitenziari.
Che sorpresa!
Dopo tutto ciò che abbiamo visto e sentito negli ultimi anni, ci si potrebbe aspettare almeno un briciolo di partecipazione e sensibilità da parte dei parlamentari. Invece, in un'aula semivuota, tulio è filato via in fretta, senza paterni d'animo.
La maggioranza era assente.
Ma sarebbe ingenuo pensare che le opposizioni — peraltro sempre divise — potessero davvero ottenere un dibattito su un tema che, ormai, è chiuso a doppia mandata. Come una cella penitenziaria.
Blindato da due parole: disciplina e repressione.
E cos'è successo? Nulla di straordinario, ovviamente.
Parte delle opposizioni ha chiesto misure per rendere il carcere un luogo più vivibile. Tutte, tranne il solito M5, che si è dissociato dalla proposta della liberazione anticipala speciale. Dopo aver ascoltato le richieste delle opposizioni, la maggioranza è rientrata in aula e le ha respinte in blocco.
E, per non farsi mancare nulla, ha approvato un proprio documento, su misura per sé. La solita minestra riscaldata: nuove carceri, più controlli per i reclusi. Con una ciliegina sulla torta: «Potenziare le misure contro le rivolte penitenziarie, completando l'organizzazione del gruppo di intervento operativo». Il mitico «Gio», tanto desiderato dal sottosegretario Dclmastro.
Il ministro della Giustizia Nordio, ovviamente, era assente. E tutto si è concluso nel battito d'ali di una farfalla.
A conclusione di un sopralluogo a Sollicciano, una delegazione di Magistratura democratica ha dichiarato che l'istituto andrebbe chiuso: le condizioni di detenzione sono inaccettabili per detenuti e lavoratori.
Anche l'Osservatorio Antigone Toscana, dopo un nuovo sopralluogo il 7 marzo, ha riscontrato un peggioramento rispetto alla già critica situazione rilevata a dicembre.
Attualmente, la struttura ospita 534 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 497 posti, ulteriormente ridotta dall'indisponibilità di 136 posti.
Il sovraffollamento ha portato all'uso di letti a castello a tre piani, con celle stipate fino al limite massimo.
Secondo Antigone Toscana, Sollicciano è un carcere in cui le condizioni di detenzione violano i principi di dignità e legalità, sia per i detenuti che per il personale. L'Osservatorio ribadisce la necessità di interventi urgenti per risanare una situazione ormai insostenibile.
Nell'ultimo anno, circa 15 delegazioni hanno visitato Sollicciano, e tutte ne sono uscite con la stessa dichiarazione: Sollicciano deve essere chiuso. Eppure è sempre lì, aperto e invivibile, per detenuti e lavoratori.
Cosa dire in conclusione? Sollicciano rischia di diventare un paradosso. Se un ospedale o una scuola pubblica fosse ridotto in quelle condizioni — mi chiedo — sarebbe ancora aperto? Certamente no. Evidentemente, la dignità di chi sta scontando una pena è considerata sacrificabile rispetto ad altri valori. I suoi diritti vengono limitati e affievoliti.
Non ho soluzioni pronte per una terapia d'urto che curi questo carcere. So solo che, se fossi un giudice, nel momento in cui emettessi una condanna che prevede la detenzione, aggiungerei una clausola sospensiva di «decarcerazione»: finché l'istituto non torna in condizioni dignitose, il condannato resta in custodia alternativa presso un domicilio. A mali estremi, estremi rimedi.
* l'autore è fondatore e animatore dell'associazione
Progetto Firenze
(articolo pubblicato su Corriere fiorentino - Corriere della Sera del 08/04/2025)
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