
La vaccinazione contro l'herpes zoster diminuisce il rischio del declino cognitivo. Lo studio, condotto dai ricercatori della Stanford University e pubblicato su "Nature", ha analizzato i dati sanitari di oltre 280.000 persone residenti nel Galles (Uk), per esaminare il legame tra il vaccino e la prevenzione della demenza.
L'herpes zoster, noto anche come fuoco di Sant'Antonio, è un'infezione virale che può causare un'eruzione cutanea dolorosa, provocata dal virus varicella-zoster che, dopo il contatto con la varicella (di solito durante l'infanzia), può rimanere dormiente nel corpo per molti anni. In alcuni casi - in particolare nelle persone anziane o con un sistema immunitario indebolito - il virus può riattivarsi e sviluppare infettando i vasi sanguigni del cervello, causando coaguli e ostacolando il flusso sanguigno. Può essere implicato nello sviluppo della demenza, una malattia neurodegenerativa.
La ricerca ha esaminato i risultati di un esperimento derivato dal programma di vaccinazione gallese che ha introdotto il vaccino nel 2013 con criteri di idoneità basati sulla data di nascita. Questo ha permesso ai ricercatori di confrontare due gruppi: quello idoneo al vaccino e quello non idoneo, eliminando molti fattori di confusione.
I risultati hanno mostrato che le persone vaccinate avevano un rischio ridotto del 20% di sviluppare demenza nei sette anni successivi.
Lo studio suggerisce che il vaccino potrebbe prevenire la riattivazione del virus che è stato associato a danni neurologici e al declino cognitivo. Tuttavia, gli autori sottolineano che sono necessarie ulteriori ricerche per confermare questi risultati e comprenderne i meccanismi sottostanti.
Una delle ipotesi principali evidenziate è che alcuni virus della famiglia dell'herpes possono colpire il sistema nervoso, stimolando la formazione di una proteina collosa - l'amiloide - ed essere coinvolti nello sviluppo di condizioni che conducono al morbo di Alzheimer.
Di conseguenza, vaccinarsi contro l'herpes zoster potrebbe ridurne il rischio prevenendo o ritardando queste infezioni virali.
La scoperta è particolarmente significativa, dato l'impatto crescente della demenza a livello globale, e apre nuove strade per strategie di prevenzione.
La ricerca è stata estesa ad altri paesi quali l'Australia, la Nuova Zelanda e il Canada. Il professor Pascal Geldsetzer, autore senior dello studio, ha evidenziato come i dati confermino il ruolo protettivo della vaccinazione.
Ci sono alcune evidenze emergenti che suggeriscono che altri vaccini, oltre a quello contro l'herpes zoster, potrebbero avere un ruolo nella prevenzione della demenza.
Un'ulteriore dimostrazione delle indagini gallesi arriva dai ricercatori delle Università di Cambridge e Exter (Uk) che hanno analizzato i dati sanitari di 130 milioni di individui identificando vaccini e farmaci come potenziali strumenti per ridurre il rischio di demenza. Nello studio, pubblicato sulla rivista scientifica "Alzheimer's Dementia", è stata esaminata l'associazione tra vari farmaci - inclusi i vaccini contro la difterite, l'epatite A e il tifo – e un rischio ridotto di demenza. I risultati hanno mostrato una diminuzione compresa tra l'8% e il 32%. Questi farmaci ridurrebbero l'infezione e l'infiammazione delle cellule nervose.
In sintesi, gli effetti contro il declino cognitivo ottenuti con la vaccinazione contro zoster sono significativamente maggiori rispetto a quelli offerti dai farmaci attualmente disponibili per curare la demenza. Un farmaco, il vaccino, è a portata di mano.
(Articolo pubblicato sul quotidiano LaRagione del 15 aprile 2025)
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